lunedì 31 dicembre 2012

UBRIACATEVI!

Bisogna essere sempre ubriachi.
Tutto sta in questo: è l’unico problema.
Per non sentire l’orribile fardello del tempo.
Del tempo che rompe le vostre spalle
e vi inclina verso la terra,
bisogna che vi ubriachiate senza tregua.
Ma di che? Di vino, di poesia o di virtù,
a piacer vostro. Ma ubriacatevi.
E se qualche volta sui gradini di un palazzo,
sull’erba verde di un fossato,
nella mesta solitudine della vostra camera,
vi risvegliate con l’ubriachezza già diminuita o scomparsa,
domandate al vento, all’onda, alla stella, all’uccello, all’orologio,
a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme,
a tutto ciò che ruota, a tutto ciò che canta,
a tutto ciò che parla, domandate che ora è;
ed il vento, l’onda, la stella, l’uccello, l’orologio vi risponderanno
"E’ l’ora di ubriacarsi!"
Per non essere gli schiavi martirizzati del tempo, ubriacatevi;
Ubriacatevi senza smettere!
Di vino, di poesia o di virtù, a piacer vostro.

C. Baudelaire

MR lo farà, e non ci andrà nemmeno piano!

domenica 30 dicembre 2012

BUON 2013

"Il tempo non ha nessuna divisione visibile che ne segni il passaggio, non una tempesta con tuoni, né squilli di tromba che annuncino l’inizio di un nuovo mese o un nuovo anno. Persino quando inizia un nuovo secolo siamo solo noi mortali che suoniamo le campane e spariamo in aria con le pistole." (Thomas Mann)
Pur tuttavia, la mortale MR nell'invisibile passaggio al 2012 le trombe squillare le sentì, eccome!
Quelle del concerto in teatro dove si trovò per lavorare. Durante quegli squilli, rivolse anche un pensierino preoccupato alla bisestilità, che finalmente sta per andare a farsi fottere, e che tanto ha contraddistinto questo lungo lasso di tempo scisso in dodici, diviso in cinquantadue, suddiviso in trecentosessantasei parti.
Ad ognuna di queste parti, oggi, MR dice grazie.
Nonostante i sorrisi siano stati spesso battuti dalle lacrime. Nonostante il desiderio di ricevere lo stesso rispetto, che lei aveva regalato con gioia,  sia stato ripetutamente disatteso. Nonostante le porte che si sono chiuse. Nonostante i portoni che non si sono mai aperti (MR ormai ha abbandonato l'idea di un insulso e moderno infisso per confidare in un ponte levatoio, con tanto di ruscelletto e castello). Nonostante abbia creduto di coltivare sinceri confronti, onesti dialoghi, profonde e costruttive emozioni, accorgendosi che troppo spesso era solo frutto della sua immaginazione (anche MR comincia a pensare di essere un po' cogliona). Nonostante i sacrifici spesi insieme alla sua seconda famiglia, per la sua seconda famiglia - il suo mondo del lavoro - siano tristemente e angosciosamente falliti. Nonostante alcune persone a lei care, volenti o nolenti, per propria o altrui decisione, se ne siano andate.
Ad ognuna di queste parti, oggi, MR dice grazie.
Per averle donato l'audacia di chi ha "pianto", e la trasparenza di chi ha sorriso insieme a lei. Per averle fatto incontrare portatori di bellezza e nobiltà d'animo. Per averle regalato la magia e la ricchezza di nuove amicizie. Per averla fatta continuare a contare sull'abbraccio avvolgente e rassicurante degli amici di sempre. Per averle fatto raggiungere la soddisfazione di riuscire finalmente a spezzare il fiato nei 1500 m stile libero, senza fermarsi mai. Per averle portato Gea, e per aver continuato a renderla preda irriducibile dell'amore incondizionato di Tremor (con Gea, MR deve ancora lavorare molto per mettere fine alle perverse distrazioni che la bestia si concede con O la rumena, ma per il nuovo anno, rispetto a questa delicata faccenda, vede già il ripristino dell'ordine e della morale; la road map prevede: perentorietà, fermezza e inflessibilità). Per averle dato ancora la forza di tollerare, di sognare, e di sperare. Per averle offerto l'ardire di scansare l'improduttività, la mediocrità, la sterilità. Per averle affidato la capacità di incantarsi sotto la costellazione di Orione, ed aver lasciato che tutto il cielo stellato le riempisse l'animo di ammirazione, accostandola umilmente a quanto dichiarato da uno stupefacente Kant. Per averle concesso ancora l'opportunità di lasciarsi  sorprendere, ammaliare, e stregare dalla vita.
Buon 2013 a tutti!

venerdì 28 dicembre 2012

SJ

Quando MR frequentava il Conservatorio conobbe SJ.
SJ è cinese, vive a Roma da trentacinque anni, e parla come se fosse arrivata in Italia due mesi fa. Come tutti gli orientali dimostra venti anni in meno rispetto alla sua vera età anagrafica, ha capelli nerissimi, liscissimi, foltissimi, e lunghissimi, che hanno sempre acceso la irreprensibile brama e aizzato la sfrenata invidia di MR per siffatte chiome. Pur essendo una donna matura, SJ ha la freschezza e il corpo di un'adolescente, l'energia scoppiettante di un vulcano, la favella inarrestabile di una speaker per spot della Mediashopping - in lingua cinese italiano-romanizzata. Nonostante l'impegno e la tenacia che negli anni ha messo nel farsi comprendere, quando la si ascolta non si capisce niente. Le prime volte MR pensava che, a causa della propria cultura orientale, SJ tergiversasse, per così dire, nei suoi discorsi appositamente, per non cozzare troppo rapidamente e bruscamente con una società a lei sconosciuta; spesso ha creduto che scegliesse di temporeggiare nell'esprimere con immediatezza e chiarezza se stessa e i suoi pensieri, per cautelarsi da impatti troppo repentini con il prossimo; altre volte è arrivata a sostenere che fosse una accidiosa scioperata senza voglia di imparare la lingua del Paese in cui aveva deciso di vivere, rimanendo accoccolata sotto la sua vile pigrizia, confidando negli sforzi che gli interlocutori più rassicuranti avrebbero fatto per comprenderla. Niente di tutto questo: SJ è intelligente, è sempre stata dinamica, curiosa, onesta; non si ferma un attimo, corre a cavallo del suo scooter come un'amazzone, pedala, a pieni giri, in sella alla sua bici, composta come Coppi e imperiosa come Bartali, salta, sfreccia, impenna, come una giumenta, da un capo all'altro di Roma, e il suo cinese italiano-romanizzato è sempre con lei. In definitiva, non è come inizialmente aveva creduto MR: "Questa furba di cinese se ne fotte di studiarsi l'italiano, e lascia che siano gli altri a sforzarsi di capire lei!" 
Non è affatto così. SJ, per quello che concerne la lingua italiana è tosta, è dura, è - e questo ha imparato a dirlo, come tante parolacce - de coccio. SJ non dimentica mai di telefonare a MR in occasione delle feste comandate, per farle gli auguri.
Tre giorni fa:
"Plllrrronto! Piccolina, auguli! Che st'affa' ... Ttttu me devi veni' a trova'!"
"Ciao, SJ, auguri, come stai? Come trascorrerai il Natale?"
"In cccioo', piccolina, asssolito, non sanno, stronzo commmme te devo di'... Stai a capi'?"
"Sì, certo, SJ! E il resto? Tutto bene?"
"Te volevo chiama' aaaa casa, poi pensato 'piccolina non stare casa, 'a chiamo cerrlurlarle'... mangiare poco, me raccomanda, dopo ce ssssta aaaa chi, non so perlché, eh? Nun è inclredibile, stronzi, semple ugale!"
"Eh, lo so, lo so, SJ... "
"Ora piccolina te devo lascia'... saluta mamma, papà, nipoti, fratello... io non dire, ma mai se non c'è. Ce sta, sempre solito, stronza anche quella, io so, ma piccolina, auguri, Buon Natale! Vie' a Roma! Tanti baci. Cia, cia."

mercoledì 26 dicembre 2012

Una voce poco fa

Graditissimo regalo della amica Marisa.
Qualche piccola avvertenza: la qualità della registrazione non è delle migliori, risale a tanti, troppi, anni fa (MR era piccola ;) :( ), la riproduzione ha rallentato i giri con il conseguente abbassamento di quasi un semitono dalla tonalità originale... abbiate pietà!

domenica 23 dicembre 2012

MA PROPRIO A TUTTI

Buon Natale!
A tutti.
Anche a quel fascista della guardia della Coop, con velleità da vigile urbano (disonesto) che stamattina ha redarguito, pesantemente e ferocemente, un extracomunitario parcheggiato con il suo carretto di bagattelle sul suolo pubblico (ultimo lembo di strisce pedonali) davanti al supermercato.
Anche ai proprietari delle macchine (suv), che secondo quel fascista della guardia della Coop, contrariamente all'extracomunitario con il suo carretto di bagattelle, potevano, anzi, dovevano parcheggiare i loro bolidi sul suolo pubblico (un bel pezzo di strisce pedonali, e parte della pista ciclabile) davanti al supermercato.
Soprattutto a quell'extracomunitario, che ha ringraziato, inchinandosi, MR perché è intervenuta per difenderlo, facendosi una grande e sana litigata di antevigilia di Natale con quel fascista della guardia della Coop.
Quel fascista della guardia della Coop, molto probabilmente, della vita non saprà mai cosa si sta perdendo.
Auguri sinceri! Ma proprio a tutti!

sabato 22 dicembre 2012

IL TRUCCO NON C'È MA CI SI ADEGUA

Quando il centro di estetica chiama, MR vorrebbe tanto rispondere. Vorrebbe entrare in quel luogo di perdizione, lì dentro stringere un patto di fedeltà, firmandolo col sangue, e onorarlo con incessante presenza, con asfissiante frequenza, e con soffocante partecipazione. Lo vorrebbe perché un centro estetico è rilassante, perché ama farsi mettere mani esperte (ovverosia dell'estetista, anche con specializzazioni in massaggi corpo) in faccia e addosso, e perché in materia di restauro facciale-corporeo è un'autentica pigra. Pur tuttavia, devastata da conti, rette condominiali, debiti da saldare fatti dal vecchio amministratore (nel senso che si è dimesso per latrocinio e truffa ai danni dei condomini, e quindi ce n'è uno nuovo, e anche nel senso anagrafico che - augurio di Natale da parte di tutto l'abitato - quanto potrà tirare ancora avanti quel vecchio ladro!), rate del mutuo, MR è costretta a  ricacciare l'idea di massaggi viso e corpo, trucco da grand soirée, sradicamento permanente e definitivo di molesta e barbosa (appunto) peluria, e ridursi a sostare controvoglia davanti agli scaffali, nel reparto cosmetici, del supermercato, sospirando e scuotendo la testa con desolazione. Qualche giorno fa, MR, tutta protesa verso l'elevazione della pelle, quindi dello stile, dunque dello spirito, low cost, si è recata alla Coop, e si è incantata, davanti a creme e cremine, cerette, rossetti, ombretti, ciprie, fondotinta, per riguarnire le riserve ormai al limite dello svuotamento, dello strizzamento, dello storcimento, dello spremimento, dello sditamento, e dell'appuntimento, di tubetti, vasetti, e monconi di matite vari. Tutto ciò che riesce a fare, in questi ammorbanti frangenti, è osservare la stupefacente maestria dell'utenza nel campo del restauro epidermico. Mostrano tutte, tranne lei, grandi doti di pazienza e accuratezza nella scelta di quel siero tensore, di quella crema anti age, di questa maschera esfoliante, di tale idea beauty. Per un momento le sembra logico che siano ormai maturi i tempi per una sua iscrizione ad un workshop tematico sulle tecniche della decelerazione dei tessuti in caduta libera, del riempimento delle rughe, di idratazione, tensione, rigenerazione della pelle e tutte quelle cose lì, e di superare la pigrizia. Dopo molteplici inverni ed estati in cui si è sentita profondamente pacifista ed intimamente per la non violenza, decidendo di non fare la guerra all'azione del tempo, forse è giunta al punto di convincersi che non ha più l'età per avere l'età. Per andare a letto senza aver fatto uso di uno struccante efficace, non grasso e che lasci respirare la pelle; per dimenticare costantemente di comprare i dischetti di cotone che al contrario della carta igienica non graffiano; per lasciare le impurità sulla pelle del viso, notte dopo notte, ché tanto con acqua e sapone non verranno mai via; per prevedere un peeling casalingo a base di zucchero e miele che per una volta al mese rompeva, oltre al patto di non belligeranza, anche le palle, facendo tanto fresca e radiosa. Bene, è il momento di prendere in mano la situazione e rivedere il proprio ruolo: rivolgendo uno sguardo al futuro, afferra la prima cremina idratante, qualche trucco al volo, e corre diretta al mercato ortofrutticolo, convinta che le quantità industriali di frutta e verdura, che ha sempre consumato riusciranno, dovranno riuscire, a soverchiare ancora quei fottuti radicali liberi, giustiziandoli senza pietà.

giovedì 20 dicembre 2012

SENZA SPERANZA

Gea sa esattamente a che ora rincasa O la rumena.
Qualche minuto prima che O la rumena rincasi, Gea abbandona la soave grazia, la magnetica eleganza, e l'altezzosa maestosità - specificità feline - per rotolarsi mugugnante, chiocciante, e pazzamente graffiante, ai piedi della porta.
Una volta raggiunto l'obiettivo, quello di uscire sulle scale ad attendere e accogliere O la rumena fuori dall'ascensore, Gea scorrazza da un pianerottolo all'altro e riversa la terra fuori dai vasi che incontra sul proprio cammino. 
Gea trascorre il suo tempo libero in casa di O la rumena.

Quando O la rumena rincasa, uscita dall'ascensore si guarda intorno, fremente, in cerca di Gea.
Le prime frasi che O la rumena pronuncia, in rumeno-ciociaro, sono " Amooooreeeeee! Dove seee? Vene, amoooreeeee!"
O la rumena indirizza tali patetiche e cerimoniose smancerie, anziché al marito S, alla bestia Gea.
I tentativi di MR di frapporsi con prontezza fra due svenevoli e primordiali esseri, in costante e febbrile fregola, falliscono regolarmente.
O la rumena parla il romeno-ciociaro pur vivendo in Italia, pur avendo sposato S il toscano - che tradisce regolarmente e sfacciatamente con Gea, nella stessa casa dove questa trascorre il suo tempo libero, il tetto coniugale.
S e O la rumena, nonostante tutto hanno un ricco e nutrito dialogo, anche se lei sovrasta lui con voce stentorea, interrompendolo di continuo.

Ieri mattina, al suo rientro, O la rumena trova Gea puntualmente ad accoglierla.
"Amoooreeeeee! Veneeeeeee, amooreeeee! Ce ai facut? Te a aruncat terraaaa, fiorellini fara terra!" esclama euforica O la rumena.
"Cosa ha combinato? Ecco di nuovo la terra dappertutto! Prendo una scopa e pulisco subito!" si frappone prontamente MR.
"Nooooo, MR, lasatil sa fie, am pulir! Famme fa' eo, me, io!" si propone con forza O.              
"Niente da fare! Vado a prendere la scopa!" si impone con acido vigore MR.
"Uuuuuhhhhh, cand è ditt, è espus, 'vado prendere scopa!' è fatta paura, diventato ca un copil, bambino paurito!" denuncia in difesa della colpevole bestia, O, accovacciandosi, flettendo le braccia e arricciando le dita, in una riuscita imitazione di un felino ingrifato.
"Stamattina i lavori delle tubature fognarie sono stati interrotti! Mancavano due coinquilini, e gli operai non hanno potuto procedere! Ma non ci si comporta così, siamo stati avver... " prova ad  intervenire S, cercando di spostare l'attenzione di O è di MR su se stesso.
"Oooooohhh, rau, brutto cosa! Aici nun ce scta nisciun!" lo interrompe in romeno-ciociaro, sovrastandolo con spavaldo vociare O.

mercoledì 19 dicembre 2012

L'AVETE FATTA?

Negli avvisi che campeggiano da quattro giorni su tutte le pareti del condominio, sulle porte dall'ascensore, sulle vetrate del portone principale, fronte retro così da poterli leggere da dentro e da fuori, è scritto che - causa disincrostazioni e sostituzione tubature - oggi dalle 8.30 fino alle 16.00 è tassativamente vietato uscire dalla propria abitazione e soprattutto lasciare incustodito il wc, il quale non va categoricamente scaricato, per rischio travaso che va, eventualmente, immediatamente comunicato. Non è invece scritto che, lui, bello, alto, occhi verdi, modi gentili (che si capisce che non è un principe ma un operaio addetto allo spurgo solo perché non indossa il mantello e la corona), alle 8.30 esatte avrebbe suonato a tutte le porte del palazzo; sarebbe stato ammirato nella sua bellezza da tutte le femmine dello stesso; avrebbe risposto agli sguardi ammaliati di queste con un inquietante espressione interrogativa stampata sull'angelico volto: "L'avete fatta?"; avrebbe chiesto una bottiglia di plastica e uno straccio da inserire nel wc inutilizzabile fino alle 16.00; si sarebbe trattenuto qualche minuto in più in casa di MR, facendo godere delle inebrianti sue attenzioni, a suon di carezze, abbracci, e paroline dolci in falsetto, Gea più deviata e maiala che mai, scatenando l'invidia sanguinaria dell'altra bestia e dell'umana; se ne sarebbe andato lasciando MR alle prese con una serie di domande esistenziali di portata abnorme, messe subito a tacere dalla bottiglia di plastica avvolta nello straccio, inserita nel wc che funzioneranno fino alle 16.00 come un efficace deterrente.

martedì 18 dicembre 2012

POTREBBE ESSERE UNA BELLA MUSICA

Pare che il cervello umano nell'aspetto e nel colore sia simile ad un cavolfiore, e che nell'arco di tutta la vita si rinnovi con la produzione di nuovi neuroni. Se questi, però, non vengono sollecitati costantemente attraverso l'apprendimento, muoiono. MR ha un profondo attaccamento ai propri neuroni, anche se spesso deve lottare contro la loro massima ambizione: prendere le distanze da lei. Qualche volta ci riescono, fornendole tutti gli argomenti e gli elementi per trasformarla da bipede erectus ad essere primitivo, ferino, animalesco. È allora che la faccenda si fa seria, e MR si sente totalmente asservita. Lo si capisce quando svanisce ogni sintonia con loro, che smettono di filarla. È, come dire, una questione di feeling. Un feeling che MR cerca di tenere in vita tutti i giorni; a coadiuvarla il nutrimento più grande: la musica. MR va a lavorare sempre molto volentieri, perché ama il suo lavoro, che è infinitamente affascinante e incredibilmente interessante. Perché ha in sé qualcosa di potente. Perché arricchisce di comprensione, compassione, tolleranza, passione. Perché è in grado di eliminare le differenze di fondo tra le persone, anche quando tra queste persone c'è qualche irriducibile che ama praticare la resistenza. Una resistenza simbolica, una resistenza insana, una resistenza classista, a seconda dei casi. Perché se fare la differenza può servire nella vita, qualcuno crede possa essere ancora più utile nel mondo del teatro lirico. Nell'ambito dell'opera e della musica colta in generale, bisogna fare costantemente i conti con una caratteristica precipua: l'inverosimiglianza, la non credibilità; che se per la disciplina artistica in sé costituisce la fonte del suo fascino, per tutto ciò che le ruota intorno - la macchina della pubblica amministrazione - altro non è che una fottutissima e noiosissima spina nel fianco. Soprattutto di questi tempi. Soprattutto in una "cultura" basata sull'arrivismo, su atteggiamenti qualunquistici, sull'oppressione, sulla mancanza totale di valori etici e morali. In questa cornice, un palcoscenico o un teatro lirico-sinfonico nella loro vera essenza non importano quasi a nessuno. A chi importa che quella pazza di Gilda nel Rigoletto di un certo G.Verdi si fa ammazzare al posto del duca di Mantova - di cui è innamorata, ma che l'ha sedotta e tradita - dagli assassini assoldati da suo padre sangue del suo sangue? O che quell'allucinata di Azucena - ne Il trovatore sempre dello stesso autore - uccide per sbaglio, bruciandolo vivo, suo figlio? Tali baggianate, non offrono la possibilità di confrontarsi con il mercato. Come neppure gli effluvi sonori prodotti da certi Vivaldi e Mozart, tanto per citarne qualcuno. Tutto ciò ha il sapore amaro dell'arretratezza, dell'anarchia, del disinteresse e dell'incultura. Tutto ciò scioglie gli incanti che dovrebbe custodire chi ha la responsabilità diretta su un patrimonio formativo, istruttivo, e prezioso come la musica, da vicino e da lontano, da dentro e da fuori. Quando a MR sembra che la sua testa di cavolo stia perdendo solidità, e abbia bisogno di una ricetta salva neuroni, si spaventa; si spaventa molto. Tuttavia cerca di non perdere pezzi, e di non restare impigliata a chi si serve di sofismi e cavilla in modo ignaro sulla ricchezza musicale per affossarla, stupidamente inconsapevole, a chi vuole esasperatamente distinguersi, a chi non comprende la delicatezza e la forza insieme che questa richiede per poter essere tramandata, comunicata ed espressa, a chi non importa che sia parte integrante del suo paese, dove è nata e dove la si sta rendendo sempre meno credibile. 

domenica 16 dicembre 2012

DOMENICA MATTINA PRESTO

Stamattina l'attività fisico-cerebrale di MR avrebbe voluto farsi dominare dall'ambiente a lei più congeniale: il letto. Ma corpo e cervello, alla domenica mattina solitamente dimissionari, hanno dribblato il risveglio lento e indugiante. Quello della riorganizzazione muscolare dolce, e dello sblocco mentale lieve; quello che prevede il rito dello stiracchiamento, delle leggendarie gobba e sella a quattro zampe che rilassano la colonna vertebrale, sciolgono le giunture irrigidite, e ridestano lo spirito; quello che se improvvisamente diventa brusco - ad esempio grazie a quella bandita di Gea - è sicuro, ti funesterà l'intera domenica. Per uno strano ed imperscrutabile motivo, pervasa da un'incotenibile nostalgia di quando, tanti, ormai troppi, anni fa, si tuffava eroicamente nel mondo mattiniero, e assisteva allo spettacolo dell'aurora più o meno fiammeggiante, MR, con triplo salto carpiato scende giù dal letto, si dirige a passi energici in cucina, addenta un biscotto, si sbrodola una tazza di latte bollente addosso. Entra nella doccia, non canta vista l'ora. Esce dalla doccia, si lava i denti, si veste alla come capita, il trucco da cui dipende la sua stessa esistenza per oggi salta. Avverte di aver riaperto un'edificante parentesi - il risveglio mattiniero, per giunta, in pieno periodo di letargo - e di essercisi infilata dentro; di fronte alle lenzuola da lavare, non si lascia certo sedurre dall'invitante trasporto a rientrarci sotto; le tre lavatrici che aspettano da giorni, più il bucato a mano dei delicati che aspettano da mesi, in men che non si dica sgombrano il presidio di indumenti e biancheria su tutta la metratura quadrata dell'appartamento. Di metratura in metratura, MR, più sveglia che mai demolisce in pochi minuti i metri cubi di altra biancheria e di altri indumenti - quelli da stirare, che tanto chissenefrega di queste pieghe sul lenzuolo, i jeans e gli asciugamani non si stirano, le maglie si fa veloce. Dopo aver passato l'aspirapolvere, MR, riscopre il riaffiorare della catarsi grazie a Rio azzurro bum bum  al profumo di pesco fiorito, che fa brillare, levigandoli, i pavimenti di tutta la casa. MR piena di orgoglio ci scivola su in ginocchio in un'improbabile quanto eccepibile imitazione Travoltiana, coadiuvata dalle due bestie di casa che hanno apprezzato sdrucciolare e slittare insieme all'umana. Dopo la performance del terzetto da Febbre del sabato sera, MR riemerge dal suolo e riacquista la prospettiva realistica. Esce di casa, si dirige alla pompa di benzina, c'è la coda. Non è chiaro se il proprietario della Lancia Delta mozzafiato, modello anni novanta, con un adesivo raffigurante il giglio di Firenze viola a poppa, una bandierina della Fiorentina a prua, e una coccarda viola sull'albero maestro (l'antenna dell'autoradio) si trovi lì per continuare a straparlare e strepitare o se si vuole togliere dai piedi alla svelta. Temi della discussione, tra lo skipper dell'asfalto proprietario della Lancia, pilota dell'Air Force con giubbino bomber grigio-verde metallizzato e pantaloni mimetici, lanciatore di coriandoli e di fumogeni della curva sud, potenziale e spericolato rallysta della tamarrissima Delta integrale, con tamarrissimo marsupio adagiato sui "gioielli di famiglia" e berretto viola con visiera ben piantato sulla testa dalla chioma leonina, e il ragazzo della pompa di benzina, sono: il calcio, la squadra viola, la salute e la manutenzione della lancia, l'ultimo modello del bomber, la nuova fantasia mimetica dei pantaloni. Il ragazzo della pompa di benzina si divide tra il versatile e prorompente (più rompente che pro) ciarlatore e MR, che, finalmente, dopo un quarto d'ora di attesa, rientra. Per un momento si proietta indietro nel tempo, ripensando alle domeniche di qualche tempo fa, a casa in Ciociaria, all'insegna del calcio "menefreghisticamente" e involontariamente imposto da papà E e dal fratello M juventini; e all'insegna delle pulizie generali e dei pranzi luculliani. Le viene voglia di fare una telefonata alla sua famiglia. Uno squillo e mamma V capisce che deve richiamare MR perché le è terminato il credito. A questo proposito le tornano in mente anche gli sms di S: ", che me chiami, nun c'ho credito? Te amo!" (Buongiorno! Mi devi scusare, MR, ma devo parlarti e sono improvvisamente rimasta senza credito telefonico. Potresti chiamarmi, per favore? Ti voglo bene!) 

giovedì 13 dicembre 2012

ALTO TRADIMENTO

Da qualche giorno, quando O la rumena rincasa esce dall'ascensore gridando:
"Amooooreeeee, dove seee? Viene, amooooreeee! Pisica, vieneee, viene la mine..."
MR la prima volta ha sorriso presa dalla tenerezza, lasciando uscire la belva Gea che reclamugugnava davanti alla porta; la seconda volta ha aggrottato la fronte, sorridendo a mezza bocca, reclinando il capo di lato e osservando i salti di gioia della terribile rossa; la terza volta, un po' turbata, si è incupita vedendola correre saltellante nelle braccia di O; la quarta volta è stata travolta dal subdolo e spietato morso della gelosia, lasciando che si dimenasse chiocciando, mugugnando, e perfino miagolando; dietro la porta blindatissima, chiusa a quattro mandate, O la rumena che continuava con la sua svenevole nenia. Ieri MR, gelida e circospetta, covando nell'ombra il suo astioso rancore, fa uscire Gea prima del rientro di O, ma fa male i suoi calcoli. O è in casa e coincidenza vuole che esca per adornare la porta con addobbi natalizi proprio mentre Gea è sulle scale.
"Amoooooreeeeeee, piscica, viene... Guarda Babbo Natale... Viene aici, beeeelaaa! Viene da mamma!"
Nella testa bacchettona e nell'animo censore di MR si apre tutto uno scenario di incubi minacciosi: (Sgualdrina di una gatta, si fa accarezzare da O la rumena, struscia tra le sue gambe, si fa perfino baciare... una, due, tre, cento, mille volte... Io per ricevere e dare una, massimo due coccole devo rincorrerla per ore... preferisce O a me...è disgustoso!) contabilizza MR, malevola e ferita nel profondo. Rientrando seccata in casa incrocia il ruffiano Tremor che, rapito anch'esso dalla lagna ammaliatrice di O, si unisce a questa e all'amore derubato di MR, alla luce dei suoi occhi defraudata dalla sua nuova fiamma,  tutti e tre insieme, felici ad addobbare la porta. Porta che, di lì a poco, si chiuderanno alle spalle, ad insaputa di O e di MR. "Tremoooorrr, Geaaaaa, tornate in casa! Ma dove siete!? Tremoooorrr, Geeeeaaaaaa..."  MR, preoccupata, sale e scende le scale, infila l'ascensore fermandosi ad ogni piano, arriva al piano terra, risale sette piani a piedi... Di Tremor e Gea nessuna traccia. (Sono scappati, sono usciti... ed ora come faccio? Oddio, qualcuno mi aiuti!) pensa MR in preda all'angoscia ed allo sfinimento. Angosciata, sfinita, con il cuore spezzato, in pigiama - il sotto diverso dal sopra - con un maglione avvolto intorno al collo, e con i capelli da pazza, chiede ai coinquilini, agli impiegati degli uffici del primo piano: "Avete per caso visto due gatti? Si chiamano Tremor e Gea! Non mi dite che sono usciti, vi prego, non me lo dite, siate clementi, mentite pure!  Sono scappati?! Tremoooooor, Geeeaaaaaa, dove siete!?"  In preda allo sconforto e all'obnubilamento MR  pensa di bussare alla porta addobbata di O.
"OOOOO, sono qui Tremor e Gea? I gatti, i MIEI gatti, sono entrati in casa tua? Forse non te ne sei accorta, guarda sotto il letto!"
"Da, da, guardare, ma care pisica, quale? Ca nero o i giallo!?"
"Tremor, e Gea, si chiamano Tre... "
"I giallo sci i nero?"
"Da, da, sì , maledizione, tutti e due il giallo e il nero!"
"Uuuuuhhhhh, oooooohhhhh, vino si vezzi, vino vedere, uuuuuhhhhh... Ahahahahahahahahah, sunt in cuti, cum se dice, scatoli de Babbo Natale. Eo, prende, me, io ioca primul. Giocare cu Babbo Natale. Au fost decorarea ausii!"  Il romeno di O diventa sempre più fitto, stretto, incomprensibile anche a una ciociara, che parla il ciociaro che è identico al romeno, e  che di romeni se ne intende, come MR.
Recuperati, redarguiti, e tacciati di tradimento, i due felidi hanno scrutato MR, con aria colpevolmente stravagante, per tutto il giorno. Con i loro sguardi furbi, soddisfatti, e smargiassi, sembravano quasi accusare MR di leggerezza e superficialità. Sembravano suggerirle di non prendere più sotto gamba le avvisaglie di eventuali loro distrazioni che aveva trascurato: le foto scattate da O, dalla finestra di casa sua verso il balcone di MR, mostratele qualche giorno fa, ritraenti Gea in pose lascive e dissolute; O e Gea che scavavano insieme, forsennate e gioiose, nei vasi, per interrare i bulbi di tulipani e giacinti, e che spargevano terra ovunque sulla quale Gea si rotolava  impudica e libidinosa; Tremor sempre pronto ad approfittare delle avanscoperte di Gea e dei varchi da lei aperti. Effettivamente, tutti segnali incontrovertibili di un potenziale e alto tradimento.

domenica 9 dicembre 2012

INVERNO

L'inverno ha il potere di bradipizzare il ritmo circadiano di MR, segnando un soddisfacente traguardo, quello del letargo, che questa riesce a conciliare, senza alcun ostacolo, con la vita di tutti i giorni - lavoro compreso. A parte qualche scossone, si può serenamente ritenere che il letargo di MR stia procedendo a gonfie vele.
Tra queste gonfie vele, senza impedimenti ed intoppi di sorta, continua anche la forsennata stesura del diario di bordo, o blog che dir si voglia, a bordo della caverna dotata di tutti i confort: termosifoni al massimo della resa termica; un numero imprecisato di piumoni e coperte per il letto o, all'occorrenza, da indossare; borse dell'acqua calda in gomma vulcanizzata modello "Scaldami-Coccolami", in peluche elettrica, e high-tech ultima generazione sparse su tutta la superficie dell'habitat, ottima idea regalo di qualche Natale fa di mamma V.
Nei lunghi mesi di quiescenza, dunque, MR si impegna a riemergere dal torpore, restituendo accelerazione ai propri processi vitali per: recarsi al lavoro; alimentarsi, generalmente in maniera equilibrata, eccezionalmente - durante le festività natalizie - facendo uso di sostanze psicotrope e dopanti, conosciute volgarmente come "montagne di pandori, panettoni e torroni"; affogare in piscina, in palestra, e nella sauna, l'inverno del suo scontento, ed eventualmente l'accumulo delle calorie. A volte, la quiescenza abbandona MR ad ore improbabili, per esempio alle tre di notte, frangente dovuto alla sua nefanda e perversa tendenza al rimuginio ansioso puntellato dai casi della vita che purtroppo hanno sempre il loro motivo di esistere. È in quei momenti che, da donna d'azione quale è, mette immediatamente in allerta l'ipertensione, incrementando la frequenza cardiaca, fissando, a seconda dei casi, il soffitto o lo schermo del pc. Sono quelli i momenti in cui MR vorrebbe sprofondare nel letargo puro ed uscirne in primavera. Il mese più mefitico, crudele e fetente, è gennaio - con il Natale appena alle spalle, che regala a MR un indubbio ed euforico gradimento per certi suoi precipui aspetti, vedi la montagna di pandori, panettoni e torroni di cui sopra - rigido, e spietato nei suoi rigori climatici. Dal primo giorno gennaio si impone con l'urgenza  del buonismo, con il delirante tormentone dei buoni propositi, trasforma MR in un implacabile assillo sul tema sensibile del  freddo. Argomenti che la inducono alla ricerca  feroce di una via di fuga, che immancabilmente ritrova nel suo letargo nell'attesa spasmodica del tepore primaverile. L'inverno ha il potere di far sentire MR un po' malinconica, di una malinconia sconclusionata, irrazionale e senza aspettative. La letargica e intirizzita MR, di solito in questo periodo dell'anno si sente un po' così. Un po' contorta, un po' sospesa, un po' caotica, un po' dormiente; un po' invernale.

venerdì 7 dicembre 2012

FINE DELLA SETTIMANA

La settimana che si sta avviando, finalmente, verso la sua conclusione, era partita con invitanti esordi, si sarebbe dovuta articolare in piacevoli occasioni di ritrovo familiare, avrebbe dovuto scorrere lieve e pacifica. Ma alle premesse non sono seguiti i desiderati sviluppi. Tutto bene fino a lunedì mattina, quando MR e l'amica-collega M sono state vittime di un tamponamento a catena - della quale catena fortunatamente erano il primo anello, quindi, come dire, l'hanno presa unicamente da dietro. A parte un piccolo graffio sul paraurti della macchina, lo sgradito colpo di frusta che hanno subito ha intontito leggermente M ed ha raddrizzato il torcicollo permanente di MR. "Bene, allora la prossima volta che ti incordi tutta dillo a me, ché ci penso io!"  ha argomentato la collega C al racconto di MR. I giorni successivi si sono contraddistinti per grande nervosismo a causa dell'implacabile sequela di fatti e accadimenti che hanno torturato e messo a dura prova il già precario equilibrio di MR. Il tanto agognato raduno familiare, che avrebbe dovuto sfociare in un'allegra e godibile partecipazione ad una recita di Turandot, è saltato. MR, credendoci fino in fondo, da creatura solitamente discreta, riservata, e senza troppe pretese, si è trasformata in un accanito e sfacciato martello ai danni dei vari uffici del teatro, della biglietteria, dell'ispettrice A, e dell'amico G - con cui, riottosa come non mai, ha tirato fuori la parte peggiore del martello, sulla quale preferisce soprassedere. Tutto questo tormento per non aver potuto avere i biglietti in tempo utile e a prezzi agevolati per dipendenti del teatro; scopo che non pensava fosse tanto ambizioso e impossibile da raggiungere e che ha indisposto MR mettendola faccia a faccia con il terribile proposito di infliggere il castigo, e con l'amara scelta di covare vendetta al pari di un capocosca mafioso; non potendo colpire obiettivi precisi, si è accontentata di un consolatorio "contro ignoti". Lo sfinimento ha conquistato la meta più alta un giorno fa. Un cambio di rotta improvviso, una violenta virata, una capriola degli eventi che ha svuotato MR nell'animo, e nello spirito. Si tratta di un distacco indotto, di una partenza imposta grettamente. Un addio. Ingiusto come una subdola offensiva, scorretto come un colpo sferrato alle spalle, e, per questo, comprensibilmente voluto dal diretto interessato. MR si abituerà all'idea di questa perdita perché nella vita ci si abitua a tutto, guarderà avanti perché guardare avanti è un passaggio obbligato, sarà contenta per il futuro, sicuramente più fruttuoso e sereno, della persona che con umiltà e grande dignità sta per andar via perché lo merita appieno. A volte càpita che il pensiero del passato si intrecci malinconicamente con quello del futuro e che faccia perdere temporaneamente contezza del presente che, in questa desolante fattispecie, scricchiola inesorabilmente.
PS In bocca al lupo, Maestro, e grazie di tutto!

martedì 4 dicembre 2012

A PROPOSITO DI ACHILLE (POST VOLGARE! QUANDO CE VO' CE VO')

In questi giorni, su questo blog - tra post e commenti - si è vieppiù sparlato di Achille. Nella fattispecie in un commento, MR, discettando allegramente sulle specificità più note del leggendario eroe, il tallone o tendine che dir si voglia, e l'ira, si è di sicuro maldestramente attirata qualche negatività. Se dallo stesso semi-dio, da quella zoccola di Briseide fottutagli da Agamennone, dagli achei, o da Omero, non è dato saperlo. MR ha il terribile sospetto che, un filino, c'entri qualcosa quell'altra sfigata di Cassandra, ma anche Saturno, che da qualche mese le ha girato il culo (MR voleva dire che sta transitando sfavorevolmente al suo segno zodiacale, il famigerato Saturno contro... e invece no, voleva dire proprio che le ha girato il culo, il merdoso Saturno contro), con ogni probabilità, da oggi sta iniziando a fare la sua bella parte, quella dello scassaminchia. Insomma, stamattina, MR, negativa come l'esponente di una frazione, come un feedback, come vecchie pellicole in bianco e nero, come l'imposta del reddito minimo, ha accolto, nell'ordine: le secchiate d'acqua, che continuano a scendere dal cielo, sbattendo porte e finestre; l'addetto alla lettura dei contatori, sempre dell'acqua - fosse stato almeno quello del gas - vestita come un befanone, con i capelli da pazza, che l'ha guardata pensando (si capiva benissimo, era spudoratamente evidente, ce lo aveva scritto in faccia) di consigliarle il rebirthing, la lettura di Osho, uno sciamano, o un esorcista; l'ennesima telefonata dai call center sbattendo la cornetta a ripetizione sulla base del telefono un numero imprecisato di volte. C'è un motivo per cui MR, che di solito è una creatura che sull'orlo dell'ira fa un passo indietro decidendo di affrontare la rabbia non arrabbiandosi o quasi, che è una creatura positivissima che non rompe mai le palle o quasi, che è una creatura che prima che sbrocchi ce ne vuole o quasi, è così fuori dalla grazia degli Dei? C'è un motivo. Uno che oggi la infastidisce un po' più degli altri che pur ci sarebbero. Si chiama stronzatadimerda, ed è un eufemismo.
Comunque, MR ad Achille preferisce l'eroismo puro di Ettore!

sabato 1 dicembre 2012

R COME...

Il destino di MR si è intrecciato per ben tre volte con quello di creature di etnia romena. La prima volta è successo tantissimi anni fa. Lui era arrivato in Italia dopo la fucilazione di Ceausescu, e aveva trovato  lavoro in una pompa di benzina. Era alto, biondissimo, zigomi pieni e rotondi, occhi di cinquanta sfumature di verde-azzurro, e possedeva una 128 arancione con due fasce nere sul cofano. MR in quel periodo, contro una naturale e tenace tendenza a rimanere a secco, aveva sempre il serbatoio della macchina pieno, per la gioia, l'equilibrio, e la serenità d'animo di papà E, che spessissimo doveva andare a recuperarla, incazzato nero - tanica di benzina alla mano. "Vedo che hai imparato la lezione!"  dichiarò tronfio, e con  l'inequivocabile sorriso stampato in faccia di chi l'ha spuntata con una sordida ed intollerabile mossa estorsiva: "Mi farai morire di crepacuore, se continuerai così... fai benzina, maledizione! Quando la spia segna rosso significa che sei a riserva, lo capisci?! Oddio oddio, il mio povero cuore!"  allorquando, MR,  ripulita fino all'ultima goccia di benzina per l'ennesima volta, rientrò a piedi a notte fonda, fatto che coincise con l'arrivo del benzinaio romeno. In buona sostanza, l'incontro destinico tra i due si può riassumere come l'avvento dell'era del pieno, in cui il serbatoio si svuotava al massimo di due dita. "Cum te chiam?" chiedeva lui sorprendendo MR per la velocità con cui aveva imparato il dialetto ciociaro, che poi scoprì essere identico alla lingua rumena. "Mi chiamo MR..." rispondeva lei pensando di non aver mai visto in vita sua occhi così belli. Dopo qualche tempo e molti pieni, il benzinaio cambiò mestiere e MR non lo vide più.
La seconda volta che MR è stata travolta da un romeno è successo sul posto di lavoro. Lui, moro, zigomi alti, occhi nerissimi, violinista ribelle e controcorrente, anticonformista e difficile all'occidentalizzazione, corteggiò MR con sorda ostinazione. "Mi chiamo M, ciao. Hai un'abbronzatura perfettissima!" esclamò con grande consapevolezza di sé la prima volta che la vide. "Grazie!" rispose lei pensando di non aver mai visto in vita sua occhi così belli. M e MR si fidanzarono, confrontarono le loro diverse culture, e adottarono Tremor che diventò il compagno di giochi di lui. M suonava per Tremor Bach, Mozart, Beethoven, e Paganini, gli insegnò il salto ad ostacoli, usando come ostacolo l'arco del violino, e si rincorrevano per tutta la casa fino a notte fonda. M e MR spesso studiavano insieme. Lei cantava con slancio e passione, lui ascoltava con severa attenzione. Dagli slanci passionali di lei derivavano aspre critiche di lui. MR si incazzava insultandolo in dialetto ciociaro, M rispondeva in lingua rumena: "Lassem 'n pace", era l'intima celebrazione del, reciprocamente comprensibile, congedo. E, congeda una volta, congeda due, i congedi raggiunsero il traguardo dell'addio.
La terza volta, MR si è relazionata, e si sta ancora relazionando, con O la rumena, vicina di pianerottolo. O è sposata con S, toscano rampante, è bionda, ha gli occhietti furbi, urla e ridacchia sempre. O è pazza d'amore per Gea, e quando la incontra sulle scale - perché MR non può non cedere alle richieste pressanti della bestia che, con mugugni da pennuto, e con l'efficacia dei suoi minacciosi propositi, tipo "fammi uscire o procurati il prontuario 'Come affrontare le ripercussioni di una gatlina incazzata' " - tuba spudoratamente con lei. Ieri sera il ménage è stato a tre, poiché, quando O è rincasata MR era sulle scale, vittima dei vili soprusi a cui la gatlina, che scorrazzava da un pianerottolo all'altro chiocciando con arroganza, la stava sottoponendo. "Beeeeela, cum è crescut... Vien aicì, pisica... Che bello codino... Mea matusa, zia ce l'ha gatino rosso, egual egual... Beeela, cosa dici, amooore... Eo ce fatto foto, da, petreaza, terasa, cum se dice, terrazza... aspetta, prendo fotografiii!" O, eccitatissima, è
tornata fuori con un album di foto scattate dalla sua finestra, verso il balcone di MR, in cui la bestia rossa si produceva in pose di basso profilo morale e di consumata arte erotica. "Vedea, guarda questa, cu fiorellini, da, beeeela. Aici, descede, aprire gambe. Amooooore, beeeeeela... Sci, codino, beeelo, musino! Ce ai facut capelli, sembri un pazza, MR!"  Stamattina alle cinque, Gea, con qualche ora di ritardo sulla tabella di marcia notturna - che generalmente la vuole allegra e mugugnante all'una circa - ha dato inizio alle danze con salti e piroette a destra e a manca, come consuetudine detta, con il preciso intento di trovare complicità nei prematuri e imposti risvegli di MR. "Fammi dormire, Gea, non rompere ché tra due ore mi devo alzare per uscire presto!"  ha bofonchiato sonnolente MR. Girandosi dall'altro lato si è riaddormentata pensando a O e agli altri due rumeni della sua vita, ai capelli da pazza da lavare, alle commissioni che prima di entrare al lavoro avrebbe dovuto fare: Nasonex in farmacia, bollette alla posta, Obesity per le bestie. Dopo aver buttato a terra dal comò vasetti di creme, smalto, e cosmetici vari, Gea si è arresa e si è riappollaiata. Quattro ore dopo, MR si è svegliata improvvisamente guardando l'ora improbabile con orrore. Niente shampoo, niente Nasonex, niente bollette, e niente Obesity. Se O la rumena l'avesse saputo, avrebbe ridacchiato a crepapelle. E forse anche gli altri due.