giovedì 31 gennaio 2013

iPAD

MR da qualche mese possiede un iPad.
Lo comprò perché ne sentì il richiamo, perché la mela sbocconcellata di Macintosh ruggiva imponente nelle pieghe della sua vulnerabilità, perché i tempi per essere risucchiata dal gorgo della sudditanza internettiana, per un numero esagerato di ore, erano maturi. Un iPad ha infinite potenzialità, è leggero, maneggevole, ricco zeppo di risorse. Quel 9,7 pollici, ti segue ovunque, finanche alla toilette. Una piatta e discreta tavoletta contenente tesori "divini", che quando fu consegnata nelle mani di MR, questa si sentì un po' come Mosè quando ricevette le Tavole della Legge. E, incredibile ma vero, è avvenuto anche che MR avrebbe potuto sentirsi ancora Mosè, se non fosse stato che, quando, picchiando contro lo spigolo della porta, si adirò facendo cadere la tavoletta - che giustappunto non molla mai - dalle sue mani, questa non si spezzò ai suoi piedi; per fortuna! C'è da dire, però, che MR nei confronti della tavoletta - nonostante sia sempre con lei - è riuscita a instaurare un modello di rapporto indipendentista e separatista, sfruttando, per inettitudine, e anche per il timore di ripiegarsi totalmente sull'universo virtuale con il rischio di distruggere il concetto di comunità, aggregazione, socialità reali, faccende domestiche, e dismissione della coscienza (tipo uscire, lavare, pulire e soprattutto dormire), solo tre o quattro delle infinitesimali opportunità a sua disposizione.
Fino a quando:
"Be', però, almeno qualche app in più potresti installarla!" suggerisce C.
"Mi piacerebbe, ma ho paura della dipendenza. Ad esempio mi interesserebbe qualche app sulla fotografia, ma poi se ne subissi il giogo? Certo, la salvezza in mano ce l'ho! Al varco mi attendono sempre la mia incapacità e la conseguente pigrizia nel risolverla. Ecco, a questo proposito, ad esempio, non riesco a ripristinare la casella di posta elettronica, morta da qualche mese." confessa MR senza vergogna.
"Questa più che una salvezza è una cosa molto grave! Fammi vedere... Ti installo quest'altra, poi la configuri. Ed eccoti qualche app interessante. Libri e spartiti, fidati!" replica C con convinzione.

Il giorno dopo.
MR invia una mail a C.

Oggetto: Incremento di dipendenza con rischio elevato di crisi di astinenza.


Caro C,
è successo proprio quello che temevo e che inconsciamente stavo cercando con tutta me stessa di rigettare. Intanto, la casella mail che mi hai installato l'ho configurata e va perfettamente. Avendo cambiato la password, ho provato a riapplicare lo stesso procedimento all'altra casella, quella che mi nascondeva tenace le lettere da amanti, spasimanti e via dicendo, come una madre incattivita ed invidiosa o un padre che non approva un amore; per capirci, quella che non riuscivamo a riconfigurare è di nuovo attiva. Ora è tornato tutto più semplice, anzi, doppiamente semplice... appena accendo l'iPad, è tutto uno scampanellii e fischi, di qua e di là, mica come prima che dovevo andare a cercare la posta nei recessi dei recessi di Google! Oddio, è anche vero che, proprio perché, entrata in una sorta di impigrimento da lettura della posta, a causa di una ricerca che richiedeva troppo tempo, ora mi ritrovo a dover smistare una mappazza bestiale di roba, tipo quattrocento mail. Ma ogni cosa ha i pro e i contro. Comunque, tutto questo pippone per ringraziarti mille, anche per avermi dato qualche dritta su come spendere il mio tempo che avrei potuto impiegare in altre attività (ad esempio stanotte ho photoshoppato come una ossessa, sono andata alla ricerca di libri e spartiti dimenticati dal mondo e da custodire nel mio iBooks, anziché dormire... cosa che farò, con ogni probabilità, anche di giorno - intendo photoshoppare come una ossessa, e andare alla ricerca di libri e spartiti dimenticati dal mondo e da custodire nel mio iBooks, anziché dormire), ma nella vita tutto serve.
A dopo.
Cordialità.
MR

No, così, era che MR voleva scrivere un ultimo post per questo mese di gennaio.

martedì 29 gennaio 2013

PRONTA PER DANZARE





È profondamente persuasa. Per il suo bene, assecondatela. Altrimenti, tacete!

lunedì 28 gennaio 2013

AMOUR

MR ci ha riprovato, e questa volta ci è riuscita.
Insieme ad A si è recata al cinema, ed è arrivata in orario. Non solo; oltre ad essere stata puntualissima ha scelto anche un filmone. Un porno d'autore, Amour di M. Haneke, Palma d'Oro a Cannes 2012 e cinque nomination agli Oscar 2013. Assolutamente sconsigliato ai maggiori di cinquant'anni, e tutto incentrato sull'oscenità del traboccante e ineluttabile dolore della malattia (porno in questo senso, che avevate capito?) che irrompe arrogante e aguzzina quando una vita è già ad un passo dal suo atto finale, MR ed A si sono avventurati in un'esperienza che pensavano potesse far bene al loro animo; che potesse essere propedeutica alla convivenza con una possibile dentiera, e fornire loro preliminari su come affrontare serenamente i futuri e marcati cali della vista. Insomma, istruttiva, contrariamente a quanto espresso da un passante poco prima che iniziasse lo spettacolo:
"Questo cinema è già brutto di suo, se poi vai anche a vedere un film del genere, da tirarsi martellate sulle palle ogni due secondi, ti butti dalla finestra!"
Il cinema in questione è una piccola sala non di ultima generazione dove generalmente proiettano film d'essai, che a MR piace molto; il passante in questione, con ogni evidenza, è un uomo dalla profondità interiore di una pozzanghera (MR ha rivisto e corretto questo giudizio alla fine dello spettacolo... anche prima... facciamo alla fine del primo tempo). Dunque, inizialmente MR ed A pensavano, ottimisti, fattivi, e propositivi, che la visione del film avrebbe prodotto benefici alla loro futura cresc... ehm, al loro cammino in direzione del tramonto, e al conseguente stile di vita. Hanno, invece, sospettato - già in coda alla biglietteria, dove, l'età media dell'utenza, nonostante l'aria di chi si sente ancora in partita nella spinosa faccenda dell'amore, era settant'anni, con qualche picco di sopravvissuti alla fame, ai combattimenti ed ai bombardamenti dell'ultima guerra - che forse non sarebbe stato esattamente così. Infatti, sbattuti "cinicamente" da Haneke nella dura, crudele, e spietata realtà della devastazione che si accanisce sulla vita dell'uomo quando non ha più niente in cui credere, quando la speranza è ormai un trascorso e non più una prospettiva, quando dentro un corpo, solcato da grinze e increspature, la gioventù urla inascoltata e l'anima è fatta a fette dal malessere, MR ed A si sono sentiti investire da sentimenti lugubri e deprimenti.
Alla fine di un film dalla leggerezza di un titano, decisamente contro la prevenzione del suicidio, a favore dell'eutanasia, si sono scambiati suggerimenti sugli ormai risoluti e determinati propositi suicidari futuri, hanno anche convenuto entrambi su una eventuale stesura del testamento biologico, ed hanno osservato un imbarazzato pubblico in età avanzata che usciva ed uno sognante che entrava per lo spettacolo successivo.

venerdì 25 gennaio 2013

"IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI"

Perché il titolo di questo blog è Oceani Capovolti?
Un abbondantemente assolato pomeriggio di giugno di qualche anno fa, MR, pensando di partire per una vacanza da sola, si disse: "In fondo si tratta soltanto di osare, di vincere qualche resistenza!"
Quel pomeriggio, invogliata da quell'irruente sole, che le infondeva energia, dal quale assorbiva luce, del quale sfruttava il calore, prima di trasformarsi in un pannello solare, entrò in un'agenzia di viaggi e turismo.
"Buongiorno, prego, mi dica!" la incoraggiò la gioviale, ma laconica, consulente di viaggio.
"Ehm, salve! Ahmmm... Vorrei  fare un viaggio (certo, mica sono venuta qui per comprare due etti di capicollo!), però non ho idea di dove andare. Mi piacerebbe tipo un luogo lontano, dove i raggi del sole siano ancor più luminosi, e più gialli di questo sole di oggi; ah, e anche più stagliati nell'azzurro di un altro cielo, se è possibile!" (Che quando MR parte, parte davvero; cioè, diventa anche poetica e romantica!)
"Caldo! Mare? Un'isola? Italia? Estero?" fece la consulente come per lanciare un sondaggio. 
"Un'isola, eh, sì, estero, eh... con tour!" ribatté MR con slancio argomentativo in modalità Sì/No/Non so.
"Cipro?" sintetizzò la sondaggista.
"Cipro!" accordò decisa MR.
Partì alle cinque del mattino di due mesi dopo, curiosa, ansiosa, verso un'esperienza inedita.
Prese un taxi per l'aeroporto; lento, anche se non c'era traffico; lento, ai limiti della legalità; ulteriormente lento in prossimità dei semafori verdi fino a far scattare il rosso e il tassametro, figlio di un cane!
Si imbarcò su un volo per Vienna.
Atterrò.
Poi su un altro per Larnaca.
Riatterrò.                                                                                                                                        
Fece nuove conoscenze, tra queste la scoppiettante guida C.                                                          
Con queste girò tutta l'isola, visitò numerosi siti archeologici, chiese bizantine, villaggi, città e musei.
Tutti insieme, andarono spesso al mare, si distesero, come salme alla morgue, sotto i raggi del sole ancor più luminosi e più gialli di quel sole italiano di due mesi prima, e anche più stagliati nell'azzurro cielo di Cipro. Talmente luminosi, gialli e stagliati che, attraversando in pullman dolci altipiani, languide e dorate colline, brulle pianure, non incontrarono neanche un albero, neppure una balla di fieno, manco una capra al pascolo. Fu in uno di quegli spostamenti in pullman che MR, strappata al suo pomeridiano sonno assassino, dalla scoppiettante guida C seduta alle sue spalle, sentì per la prima volta quelle due parole. C stava spiegando la teoria degli oceani capovolti alla sua vicina di posto. MR si accoccolò nuovamente appiccicando la faccia al finestrino, e, pensando che "oceani capovolti" le suonava così lieve, talmente fascinoso, e allo stesso tempo impetuoso,  che ci avrebbe intitolato un film, o un libro, ci avrebbe chiamato un eventuale figlio, o un gatto; MR riprese sonno. Qualche mese dopo aprì questo blog.
"Il sonno della ragione genera mostri".

PS MR non ha mai saputo cosa andasse predicando la scoppiettante guida C in merito alla teoria degli oceani capovolti. Si dimenticò di chiederle lumi in merito, e in rete non ve n'è traccia.

martedì 22 gennaio 2013

C COME CINEMA E COME CIOCCOLATA (BOLLENTE)

"Allora, domani si va tutti al cinema!" ordina MR organizzatrice, dopo aver deciso quale film andare a vedere.
L'indomani arrivano a MR una valanga di deroghe, ed una sola conferma.
Prima di andare avanti, una piccola premessa.
Tesi: MR è dotata di una mente vivace, ampiamente e creativamente interpretativa.
Antitesi: la mente di MR rimane spesso intrappolata in interpretazioni a compartimenti stagni.
Sintesi: MR ha tutto un personale modo di interpretare cose, fatti e pensieri. (No, è che poi la serata è finita a tarallucci, vino e filosofia! Ma andiamo per ordine.)

"Io non vengo perché piove, non ho voglia di bagnarmi e prendere umidità! Oggi voglio rimanere a casa. Oggi è una giornata da trascorrere in casa." frigna G pigro.
(Non vieni perché l'ultimo film che avevo scelto(imposto) non ti è piaciuto... ) interpreta MR mordace.

"Io non vengo perché piove, e non ho voglia di bagnarmi e prendere umidità! Oggi voglio rimanere a casa. Oggi è una giornata da trascorrere in casa." sostiene M sonnacchiosa.
(Non vieni perché l'ultimo film che avevo scelto(imposto), il cinepanettone per il quale tutti ridevano ti ha fatto addormentare... ) interpreta MR maligna.

"Oggi resto a casa!" dichiara S lapidaria.
(Rimani a casa perché l'ultima volta ho sbagliato cinema e sono arrivata in ritardo, in quanto ho dovuto riattraversare tutta la città per raggiungervi, e sono entrata in sala a film iniziato disturbando il pubblico!) interpreta MR acrimoniosa.

"Ci vediamo davanti al cinema. Il film da te scelto pare sia bello. L'ora dello spettacolo va benissimo. Viene anche F. Chi arriva per primo compra biglietti e pop corn. Se desideri altro, ubbidisco!" esclama A elettrizzato.
(Venite perché ogni occasione è buona per provarci!) areinterpreta MR montata (no, non nel senso laico e terreno del termine; ma esaltata, superba, megalomane).

Tutti e tre arrivano, per sbaglio (di MR), più o meno due ore prima dell'inizio dello spettacolo, roba che ormai i fratelli Lumière, da qualche parte lassù, quando MR si avvicina ad un cinema, si sparano le migliori sghignazzate, gomitate, e pacche sulle spalle di tutti i tempi. I tre si rendono conto di essere in largo anticipo solo dopo aver fatto i biglietti; quando MR si vedeva già risucchiata nel vortice dell'avvincente trama del film, e della calda e comoda poltrona; quando immaginava già di essere ringraziata per aver fatto finalmente la scelta giusta in barba al pigro G, alla sonnacchiosa M, e alla lapidaria S; quando si prefigurava già in un seguente forum di discussione e riflessione con il letterato A e il filosofo F che, messa da parte per un istante la purezza di cuore e la rettitudine di spirito, avrebbero picchiato, percosso e abbandonato lì MR, se non fosse stato che sul programma esposto in biglietteria campeggiava lo stesso errore di orario.
A quel punto, aspettare avrebbe significato protrarsi oltre tempi comodi e decenti.
Pertanto, MR, propone il rimborso dei biglietti; A tenta disperatamente di stravolgere la programmazione pretendendo di far proiettare il film, in via del tutto eccezionale e straordinariamente, due ore prima; F rivedrebbe per l'ennesima volta l'ultimo di Tarantino in proiezione di lì a qualche minuto.
Vince MR.
La serata finisce in un localino bellino bellino, stile inglese, no, più stile francese, in centro, davanti a due tè e a un infinità di fiocchi di meringa affogati in una cioccolata bollente (i tarallucci, vino e filosofia di cui sopra; la cioccolata bollente per MR).
No, ora, MR non vorrebbe dire, ma, fermo restando che, qui dentro tutto viene mosso da spinte che partono dal reale e approdano al virtuale in una forma su basi veritiere ma, per forza di cose, spesso rivisitata, passando per filtri ironici e autoironici  che coinvolgono anche terzi, senza voler offendere nessuno (almeno è quello che MR spera) - ora ingigantendo, ora ridimensionando, qua infuocando, là smorzando - un'infinità di fiocchi di meringa affogati in una cioccolata bollente, visto che in loco, filosoficamente parlando, non si è riusciti a stabilirlo con precisione, quante minchia di reali calorie contiene? Punta ancora dalla maniacale urgenza di scrivere, solleticata da un insano voler esserci con questo blob... ehm, blog, costi quel che costi, MR lo chiede a voi. Anche se ha l'atroce sospetto che presto Rodrigo, lo scultore della palestra, scioglierà l'oscuro enigma.

domenica 20 gennaio 2013

PROCLAMI (MA CHI T'O FA FA'?)

Ora di pranzo, alla mensa. MR è in compagnia di G che la mette al corrente di notizie che turbano il suo già precario equilibrio emotivo e per la diffusione delle quali questo posto non è deputato. Insomma, mentre MR, un po' così  (laddove un po' così sta per catastrofe interiore, dibattito politico-fisiologico interno, percentuale di vitalità e narcisismo pari a quella di uno sfigato ad un passo dal suicidio), fagocita voracemente polenta pasticciata, bistecca di maiale, ceci e patate - uguale uguale ad un pitbull con la sindrome da disturbo da alimentazione incontrollata, ché tanto a lei la fame non gliela toglie niente e nessuno -, G cerca di ravvisare un senso nelle conseguenti mille farneticanti affermazioni da lei sparate. Non solo: lui, cercando di ravvisare un senso nelle mille farneticanti affermazioni da lei sparate, ha pure qualche risposta. Ma non solo, e non solo: se lui risponde non può certo mangiare, e, mentre lei è alla frutta (sta sbucciando la mela) ed è riuscita ad arrivarci ciarliera, lui è rimasto al primo.
"G, e dai! Quanto ci impieghi!  Mangi come una lumaca... io ho già finito!"
"La tua affermazione è controvertibile, contestabile, nonché attaccabile!" 
"Quale delle tremilaseicentocinquantasette che ho fatto?"
"Mentre tu, succeda quel che succeda, anche ciarlando, riesci a mangiare con l'imbuto, io, parlando, per colpa tua, non riesco proprio a farlo!" 
(A mangiare, non riesce a mangiare ciarlan... ehm, parlando, voleva intendere G, non certo a ciarl... a parlare). (Cosa cazzo c'era in quella polenta pasticciata?)
MR si ritiene fortunata ad avere G come amico; specialmente quando questo ha per lei risposte forti, solide, e rasserenanti.
Che poi, spesso risponde anche con domande ("Ma chi t'o fa fa'?") altrettanto forti, solide e rasserenanti.


Sempre ora di pranzo, sempre alla mensa. MR sente una presenza alle sue spalle. Mentre armeggia con vassoio, tovaglioli e posate, si volta, vede il collega GP, si avvicina a lui.                                                
"Ehi, GP, ciao! Ma pensa, ti ho visto, come dici tu, con gli occhi dello snowbordista! Ce li ho anch'io gli occhi occipitali, del resto sono una nuotatrice. Tu ed io abbiamo altri due occhi dietro alla testa!" afferma MR ridacchiando. Anzi, afferma MR fino a te (di testa), ridacchiando, indietreggiando, rovinando addosso ad un altro collega; la esse, la ti e la a (sempre di testa) incastrate nel lobo occipitale proprio dove risiedono gli altri due occhi.
(Ma chi t'o fa fa'?)


Prova di regia di Don Giovanni.
"Oggi proviamo la danza!" fa la coreografa.
"Ma tutti?" fa MR.
"Più o meno." rifa la coreografa.
(Che palle!) pensa MR.
(Non temere, MR, abbi fede. Ad ognuno il suo!) pensa la coreografa.    
Questa comincia ad illustrare la danza: minuetto con passo base, passada e vuelta, contradanza. Poi c'è il girogirotondo intorno al tavolo.
A MR tocca il girogirotondo intorno al tavolo.
Poco dopo.
"Occorrono altre persone per la danza, c'è qualcuno disposto a ballare? C'è qualche volontario?" propone la coreografa.
Tuttintorno cala improvvisamente un silenzio di tomba.
MR inspira ed espira; nel suo animo si apre un bivio: buttarsi con struggente malinconia nel rassicurante, avvolgente, e confortante girogirotondo, come non succedeva da secoli, o lasciare che il sacro fuoco della ballerina arda in lei, lanciandosi nei passionali e sensuali passi, con audacia e sfacciataggine, incurante delle figure di merda già in agguato dietro il backstage?
"... Io! Mi offro volontaria!" emerge dal silenzio MR, schiarendosi la voce, alzando la mano, sentendo per qualche attimo  arrestarsi il battito cardiaco e tentando di bandire la iena crocuta crocuta che di solito la aspetta carogna al varco.
Le prove stanno andando bene. Sono tre giorni che MR non fa che contare fino a sei (anche durante le prove musicali in sala davanti ad un quattro quarti, un due metà, o un cinque ottavi). Fa coppia con R, con il quale continua a provare passade lungo i corridoi, vuelte al bar, contradanze al badge. Il gruppo per la danza entra al lavoro sempre un'ora prima rispetto agli altri.
(Ma chi t'o fa fa'?)

mercoledì 16 gennaio 2013

PARLANO!

Domenica pomeriggio a casa di amici. Di fronte a tre vassoi di madeleine al cioccolato, alla mandorla e ai fiori d'arancio, si discetta, tutti insieme appassionatamente, su vino, opera, prossime elezioni, iperventilazione. Ci scappa qualcosa anche sull'antropologia. Si parte dai bambini in fasce per arrivare all'aspetto socio-culturale-artistico-espressivo-psico-evolutivo dell'adulto, passando per gli animali; i gatti, per la precisione.
"Ragiona! Non sarai mica una di quelle che crede che i gatti parlino o si facciano capire?!" chiede allarmato A alla razionalbipolare MR.
"Eh!? Io?, Ehm, no, no! Cioè, veramente, sì, be', oddio... farsi capire, si fanno capire... (parlano, parlano eccome! Saranno di poche parole, diciamo il giusto indispensabile, facciamo lo stretto necessario, accordiamo un minimo sindacale. PARLANO!)
Forte della sua convinzione, MR va ad illustrare l'eloquio dei suoi due felidi, Tremor e Gea.
TREMOR.
Di poche parole, ehm, miagolii (per le apparizioni di S.Caterina da Siena, vergine e dottore della chiesa, e per la trascrizione fonetica del verso, no, cioè del verbo del gatto MR si sta attrezzando, ma meglio andarci piano!), Tremor, con voce da castrato, dunque facile all'estensione verso i suoni acuti, distingue tre diverse tipologie di espressione parlata: quella stentorea e roboante, con emissioni inizialmente brevi e irregolari, via via sempre più ritmiche e coordinate, in fine martellanti da far montare le furie dall'Erebo ai nervi di MR, a quel punto, ormai, sulla strada del gattibalismo; la bestia sembra dire, anzi, DICE: "Adesso, strafottuta umana, se non mi fai fare ciò che voglio, tipo uscire, entrare, riuscire e rientrare, ti sfracello il sistema nervoso!"; quella in sordina da vittima di soprusi e vessazioni, con propagazione, o - per rendere meglio l'idea - con esalazione di infrasuoni ad intermittenza, che ricordano tanto Cita, e dei quali dà saggio dal veterinario, facendo sentire MR l'essere più riprovevole del creato: "No, il termometro, il laccio emostatico e la puntura no! Se non mi porti via da qui, malvagia, crudele, impietosa, atroce, disumana umana, ti sfracello l'anima e il cuore!"; quella strozzata da frustrato respinto, con emanazione di suoni spezzati - come se lo si stesse spremendo - e schiacciati, da Paolino Paperino, quando vuole entrare dentro il letto e dormire abbracciato con MR che il più delle volte cede: "Fammi entrare nel letto, ti abbraccio un po', dai, ci abbracciamo, ti faccio un pane sulla pancia e dei grattini sulla schiena ché lèvati!"
Tremor si esprime con disinvolta loquela anche durante il sonno, dove la pronuncia della R è continuata e pressoché univoca. Come spesso succede, di quello che si dice durante il sonno non si capisce una beneamata mazza.
GEA.
Gea è un tipico esempio di gatto dalla lingua sciolta. La sua voce è aspra e contraltile, ma sa anche accarezzare con timbro morbido, luminoso e nitido. Gea parla quando cammina, quando salta felice, quando, dormendo, si gira e si rigira nel comodo giaciglio, quando MR esce, e quando rientra. Nello specifico: quando cammina annoiata con passo da leonessa buttandosi ogni cosa alle spalle, senza voltarsi, con suoni a mezza voce. Tradotto: "Mi avete rotto le palle! Quanto siete monotoni! Quello dorme e basta, quell'altra ha sempre qualcosa da fare... affanculo!"; quando salta felice, arricchendo gli avvitamenti corporei, seguiti da appoggio orizzontale a quattro zampe su divano, sedie, mobili o pareti, con urlo strappato (famoso elemento di tecnica clownora) in sequenza. Tradotto: "Ora vi faccio il pagliaccio, il giullare di corte, l'acrobata e il menestrello!"; quando dormendo, si gira e si rigira nel comodo giaciglio, a mo' di donna accoccolata tra le braccia del suo amante, con falsetto gemente, frignante e piagnucolante di piacere, in uno scambio unidirezionale di amorosi sensi (sognando di sicuro O la rumena). Tradotto: "Mmmhh, sì, ahhmm, uuhhmmm, sì, oohhhmmm!"; quando MR esce, e quando rientra, sedendosi e sdraiandosi indifferente con purrrole sussurrate a fior di labbra. Tradotto: "Vai, va', che ora viene il bello!" 
"Sei già tornata?! Ora però non cominciare a rompere che ho sfondato quel pannello, aperto quei cassetti, schiodato quello specchio, ché qua io sono sempre da sola, quello dorme, e devo ammazzare il tempo in qualche modo!"  
Al mattino, appena si alza, onde evitare sgradevoli e inopportune ripercussioni, tipo stronzi evacuati a turno fuori dalla lettiera, sul pavimento in bella vista,  MR riempie le ciotole delle bestie. Stamattina distratta e mezza addormentata, ha fatto colazione prima dei felini, che l'hanno guardata lanciando chiari segnali di disapprovazione. Smaterializzatisi  per qualche minuto, sono tornati ed hanno ripreso posto, sul tavolo, uno a destra e l'altro a sinistra dell'inconsapevole umana che non li ha degnati di attenzione né di croccantini.
Sono rimasti in silenziosa attesa che hanno ingannato facendosi il bidet davanti e di dietro.
Questo è uno di quei rari casi in cui non parlano.

domenica 13 gennaio 2013

EH... ... PAZIENZA!

Questo blog è nato anche per esorcizzare e placare le inquietudini di MR, che lo infesta quasi quotidianamente con le proprie farneticazioni, e per fare accorgere a chi non se ne fosse accorto (compresa se stessa) - ammesso che importi a qualcuno, ma essa si illude che sia così, sennò non esorcizza una beata cippa - di episodi significativi (?) e non (!) della sua vita.
Essendo creatura sommamente discreta, timida e riservata lì fuori - a volte fino a rasentare la paralisi - è sfrenata, aperta, e confidenziale qui dentro. Slanci, aperture, e confidenze non solo deliranti e spesso resi in stato confusionale, tanto che per decriptarli manco la Stele di Rosetta, ma che tolgono tempo prezioso ad altre attività e incombenze; tipo oggi: MR dovrebbe andare a comprare un aspirapolvere di seconda mano, e dovrebbe andare a correre, ma sta qui a tartassare il blog perché ha la forte urgenza (si dice sfogo) di rendere partecipe chi, bontà sua, passerà per di qua e l'aiuterà nel superamento di ciò che sta per propinare. Il fatto è questo.
MR lo sospettava, ma non ne era certissima. Ieri ha avuto la conferma definitiva che quanto a sensualità, carica erotica, carnalità, charm, e enchantment non ha esattamente l'allure di Constance Chatterley, di Carmen, o di Rossella O'Hara. Ieri sta per ieri pomeriggio, non per stanotte. Lo scenario era quello di una prova di regia in teatro, non un letto cigolante. L'opera era Don Giovanni, non Suor Angelica.
Il regista, dopo una premessa tutta incentrata sul concetto di desiderio, infuoca gli animi suggerendo alle donne di far svolazzare le gonne a balze di forgia spagnola (che però non c'erano ancora, al loro posto jeans, tute da ginnastica, leggins vari), e lanciare dardi infuocati e provocanti agli uomini, durante la festa di nozze di Masetto e Zerlina.
"Tigri, dovete essere delle tigri assetate di sesso! Mangiatrici di uomini! Tu!" esclama il fomentatore di eros dirigendosi verso MR.
"Sì!?" scatta MR come una molla, ancora intenta nel suo inutile tentativo di sculettare dentro un paio di jeans pensandoli come una gonna, e, lacerata dal fallimento di questo, affranta, innervosita, preoccupata e imbarazzata (ché quando comincia ad andare storto fin dall'inizio, MR si trasforma in una tremenda vittima con manie di autopersecutoria flagellazione).
"Sei preoccupata?!"  la squarcia nel profondo della sua autostima lui.
"Io?, No, no!" millanta sulla via del rimbecillimento lei.
Nessuno si è accorto di niente,
La musica ricomincia.
Il sudore fa (in tutti i sensi, compresi i cinque canonici, esclusi quelli erotici) la sua sporca parte.
"Provocanti, coraggio, sventolate le gonne, puntate gli uomini, desiderio, desiderio! Sei imbarazzata, vero?" insiste il demolitore dell'ultima briciola di peccato carnale scovata nei recessi dei recessi (Amen!) di una eventuale libido di MR.
"Eh!? No, no!" si difende lei senza originalità, lanciando uno sguardo torvo a quello che ormai la tiene d'occhio ad ogni goffo e castigato movimento.
Comincia una serrata indagine.
"Come ti chiami?"
"Di dove sei? Sei di Bolzano? Ahah!"
"Quale attore che ti fa sesso vedresti in Don Giovanni?"
Seguono risposte, probabilmente, deludenti.
"Mi chiamo MR!"
"No, non sono di Bolzano, ahah, emmmhhh, sono ciociara!"
"Mi fa sesso Al Pacino!"
Le risposte sono fuor d'ogni dubbio deludenti.
"Ah... ... ... ! Ok!"
"Tutte le donne sdraiate sul prato con il proprio compagno al passaggio di Don Giovanni si alzino e facciano come per seguirlo... Tu, no, MR... troppo casta e fedele!" (Eufemismi per indicare una spiccata carenza di seducente femminilità, punto!)
I sospetti divengono certezze, e MR li riversa come un martello su M, suo compagno nell'opera che scioglie anche l'ultimo interrogativo:
"Secondo te che avrà voluto dire con 'Ah... ... ! Ok!' ?"
"Credo 'Eh... ... ! Pazienza!"

Ora però, MR, va a comprare l'aspirapolvere di seconda mano ché deve pulire casa. A correre, no, perché piove. 

sabato 12 gennaio 2013

LA PACE CON I PROPRI PENSIERI, QUESTA SCONOSCIUTA

L'autore del corso La Time Line, tale Antonio Meridda, ha inviato a MR un'inquietante mail in cui indaga in maniera assai impertinente sulla sua vita passata. Sul Meridda MR si è informata attraverso Google. Ne è venuto fuori  un quadretto impagabile dove viene dipinto come un  personaggio poliedrico che, Madonna mia! s'è detta MR, E chi è il vero ideatore dello Brainstorming questo? 
Così dice di sé in un'intervista: "Mille lavori, 10.000 specializzazioni, troppi anni e ancora milioni di strade da provare! Sto studiando come etologo, devo dare ora l’esame di infermiere veterinario, sono educatore cinofilo, insegno biologia ed ecologia, ho un master in giornalismo scientifico, uno in certificazione ambientale, uno in tecniche di coaching e al momento sono iscritto al primo anno di psicologia. Sono coach, ipnotista, counselor, formatore, scrittore, insegnante, educatore cinofilo e in futuro psicologo. La scrittura è il mio metodo preferito per rilassarmi e tradurre i miei pensieri in concetti." E faccio anche barba e capelli. No, è Figaro!
Così ha scritto Figaro sulla mail a MR:
"Ti sei mai chiesta come sarebbe andata la tua vita se avessi agito diversamente? Chissà quanti rimpianti hai avuto, chissà quanto ti sei disperata, chissà quante volte hai desiderato fare altre scelte! Perché non dai pace ai tuoi pensieri? Io so indicarti la strada, io so come potresti fare."
E di seguito l'illustrazione del suo metodo.
Mica il metodo Maria Regina della pace, o gli insegnamenti della Brahma Kumaris World Spiritual University ONLUS, o i corsi di Sahaja Yoga!? Nientaffatto! Il Meridda suggerisce a MR di interrogarsi sul futuro, rivangando il passato, attraverso la Time Line, e cioè gestendo in maniera proficua e corretta ciò che è stato in vista del futuro. Facile facile, semplice semplice. MR ha scartato immediatamente la possibilità di acquistare il risolutivo ebook, poiché ha tutto un suo personale modo di raggiungere la pace con se stessa e i pensieri che la infestano, che, vabe', non è detto funzioni sempre, però lei ci crede, e crede pure che arrestare la lotta fra se stessa e i suoi pensieri, quelli belli e quelli brutti, sarebbe come abolire il carnevale di Rio de Janeiro; inoltre, ha imparato da tempo a buttarsi il passato alle spalle, quindi, fine del discorso, capitolo chiuso, tanti saluti; e a non proiettarsi nel futuro.
Tuttavia, per colpa di Meridda, MR come sarebbe andata la sua vita se avesse agito diversamente, se lo è chiesta, e nella fattispecie: se non avesse intrapreso gli studi musicali, quelli pianistici prima, accantonati sul più bello (MR giura con il cuore in mano che avrebbe tanto voluto ultimarli! Ed ecco le spire nere della recriminazione allungarsi sulla sua coscienza, come spera il Meridda) - a pochi metri dal traguardo - per dare spazio a quelli del canto poi.
Di sicuro non avrebbe imperversato a tutte le ore con vocalizzi, studi, romanze, nella stanza attigua a quella di   fratello M, ricavandone una rendita vitalizia di rinfacci da parte di questo, per averlo travolto e contagiato con la sua follia, ed essere, dunque, stata causa dei suoi squilibri; non avrebbe speso i migliori anni in giornate intere ad ascoltare opere ed i loro maggiori interpreti, a leggere forsennatamente manuali di canto, a frequentare senza sosta lezioni, corsi, e studi otorinolaringoiatrici, nonché foniatrici, rigettando forse destini più brillanti come quello di benzinaia, fruttivendola, o demografa (altre spire, altra recriminazione) per i quali MR si sentiva predisposta, e dei quali, è convinta, sarebbe potuta essere una eccellente promessa; non avrebbe investito energie da leone, cercando di trasformare l'idea del canto da concetto freddo ed insondabile a materia voluttuosa e di ineguagliabile fascino, tracciando mappe come un esploratore portoghese sui perché e i percome dell'organo della fonazione e della respirazione, aprendo la gola, aprendola troppo, chiudendola, spingendo verso il basso con il suggerimento di pensare di essere seduta sul wc (però come se fosse uno scranno, perché guai a sentirsi troppo in sintonia con l'ambiente cesso, si potrebbe incappare nel concetto di merda - MR si scusa per essersi espressa con secolare lessico, ma, pur trattandosi di una materia da angeli dell'Empireo, c'è molto di terreno - quindi, ai primi sentori... ), alzandosi dal wc, respirando senza alzare le spalle, sentendosi come una regina, infoscando il cervello.
Da questo egregio miritorninmente di un capitolo importante del suo passato MR evince che grandi rimpianti non ne ha avuti e non ne ha, si è disperata parecchio, ha desiderato, ma solo per poco, fare altre scelte, il futuro all'orizzonte lo vedrebbe nero, plumbeo e ingestibile, ma preferisce non guardare. Ah, rivangando rivangando, le è tornato in mente che il suo destino era segnato: mamma V e papà E l'hanno vista crescere osservando che i pennelli, i colori, le penne e le matite che prendeva in mano si trasformavano in microfoni, i libri li leggeva cantando, le sue bambole si sfidavano in gare canore, e quando la sera finalmente la scaraventavano esausti nel letto, fratello M - vittima di una triste sorte - era costretto a chiederle di dargli la buonanotte cantandogli una canzone. Quindi, spiacente, Meridda, ma in merito a questa scelta e probabilmente anche alle altre, al fine di un benefico e fruttuoso futuro, MR, come vede, non ha scampo.

lunedì 7 gennaio 2013

SOFFRIR SCOLPENDO

Rodrigo è uno scultore. Lo scultore della palestra. Oggi, dopo quindici giorni di stop natalizio, ricomincerà a scolpire i corpi delle sue vittime, dove per vittime sta un plotone di velleitarie silfidi. Ciò vale a dire che, appena sentirà nell'aria - perché lo sentirà - appesantimento, fiato grosso, affaticamento, il giaguaro assetato di sangue compirà la sua strage sollazzandosi con feroci tecniche di arte scultorea. Lui, Rodrigo, lo scultore, il giaguaro assetato di sangue, si affilerà gli artigli; camminerà controllando attento ogni movimento ed ogni posizione, indifferente agli affanni, tra le velleitarie silfidi sotto sforzo; urlerà di piacere senza raggiungere il punto di sazietà, deliziandosi per la messa in atto dello strazio carnale; sembrerà pensare: (E' bene che riponiate la libido in un cofanetto ben chiuso e gettiate la chiave in mare! Se siete venute qui per diventare belle e desiderabili, non ci siamo proprio! Chi volete che vi guardi e vi desideri così rammollite! Come pensate di muovere la giostra sessual-amorosa sprofondando nell'estasi degli amplessi più sfrenati con questa fiacca addosso! Chi vi vorrà con quelle facce? Chi?! Eh, ma chi!?); prenderà il distacco dal mondo e dalla realtà: "Su, su, coraggio, altri venti! Ora gli ultimi dieci sorridendo! Il sorriso è socialità e positività! SORRIDETE! E' la mente che domina la sofferenza del corpo! Fatelo per zio Rodrigo!"); trarrà godimento immediato da pretese di atti di coraggio, partecipazione sociale positiva, ambizioni parentali. Il tutto senza scalpello, perché questo in realtà lo usano le velleitarie silfidi.
Le velleitarie silfidi, si incontreranno negli spogliatoi prima e dopo il massacro.
PRIMA.
Si saluteranno e si augureranno buon anno; esamineranno, buttando un occhio di qua e uno di là, le  forme, le une delle altre, saggiandone la variegata e composita realtà post natalizia: (Madonna che panza che ha messo; in quindici giorni è di nuovo tutta cellulite; il pranzo di Natale le ha fatto scendere il culo, finalmente); dopo il distruttivo e celato confronto con terzi, ardimentose e complici affronteranno lo spinoso tema:
"Guarda che panza ho messo su!"
"Ma no, dai! Piuttosto, io, di nuovo tutta cellulite!"
"E io, 'sto culone dove lo metto?"
"Ma smettila, quale culone!"
Con serena rassegnazione, e pacificati propositi si recheranno in sala, riponendo fiducia nell'arte scultorea di Rodrigo, e nutrendo ottimismo per i risultati che ne conseguiranno; si sentiranno le amiche del giaguaro.
DOPO.
Saranno a pezzi; saranno le une  il lacrimatoio delle altre; saranno tutte spalle dolenti su cui piangere; rinnegheranno sentimenti di amicizia ed eccesso di stima per Rodrigo; abbonderanno con il vetriolo.

sabato 5 gennaio 2013

A LETTO CON NIPOTE UNO

Ovviamente, MR ha dormito per quattro notti con nipote uno.
Quattro notti con un uomo dentro il letto, come non capitava da secoli.
Quattro notti con un uomo, che seppur piccolo - ma neanche tanto - continua con la sua bellezza a mietere vittime femmine a destra, a manca e a Firenze: 
"Sei venuto a trovare la zia? Che bello che sei! Ho una nipote di sette anni che devo farti conoscere, e una che sta per arrivare... nascerà la settimana prossima! Come ti chiami?" 
"Nipote uno."
"Hai anche un bellissimo nome! Potrai scegliere una delle mie nipoti... impazziranno per te!" 
Quattro notti con un uomo che manda in cortocircuito gli impulsi nervo-erotici di donne come Saomi-Marisa (vedi post precedente).
Quell'uomo, dai capelli lunghi, setosi, biondo cenere, che rievocano epoche romantiche di sentimentali dame avvinghiate alle chiome estese e corpose di languidi cavalieri; che richiamano alla mente Sansone e quella gatta morta di Dalila impigliata ai di lui chilometrici ciuffi ed all'invidia per questi. Quell'uomo, dal fascino seduttivo che manco Robert Pattinson dopo i trascorsi da succhiasangue nella madre di tutte le saghe, la tritapalle Twilight, che gli hanno fruttato e conferito l'attestato di gran seduttore, tanto da spedirlo dritto dritto nel più recente Bel Ami; che manco William Bradley Pitt, ormai asceso alle vette di testimonial di un profumo, anzi, del profumo, che quando si sente puzza di Chanel N°5, si pensa a lui come quando si sente quella di Angel si pensa a Le Loir dans la théière, a Laurent Duchêne, a Ladurée, a Debauve et Gallais, a  Au panetier, e a tutte le migliori pâtisserie di Paris. Quell'uomo, bello, attraente, seducente, mentre SUA ZIA MR gli dormiva accanto, beatamente come un neonato dopo la poppata, ha fatto cose che solo un uomo con le su esposte premesse poteva fare; impietoso, pieno di sé, sicuro del suo fascino, ha infierito su MR, approfittando di lei, con atti riprovevoli.
Il servizio fotografico completo comprende foto di MR mentre dorme con la bocca dischiusa, mentre da questa spunta beffardo un rigagnolo di bava, in piena fase REM con labbro leporino versione Bianconiglio e con naso arricciato e fronte aggrottata versione ET, poco prima di svegliarsi con broncio tendente al lacrimosa. MR, che quando dorme, con ogni evidenza, non ha quelli che si possono propriamente definire l'incanto e la grazia della bella addormentata nel bosco, medita vendetta.

venerdì 4 gennaio 2013

...

Io sono una di quelle persone che hanno costantemente paura di disturbare, di essere di troppo, di dare fastidio.
Sono una di quelle persone che dentro vorrebbero urlare e poi respirano persino piano per paura di infastidire, che in mezzo agli sconosciuti vorrebbero far sapere che esistono, ma si limitano a stare in silenzio e a osservare intensamente, e solo quando nessuno sta guardando, come se persino uno sguardo potesse essere di troppo.
È per questo che scrivo. Perché la carta è muta, non può dirmi che sono chiassosa; perché la carta è mia, e non posso sentirmi di troppo; perché una parola scritta è una parola scritta, non urla e non sussurra, ma parla a mezza voce solo a chi vuol sentire. Scrivo perché lo si fa in silenzio, e io nel silenzio mi trovo bene.

(Carmelita Zappalà)


mercoledì 2 gennaio 2013

CON V, E, E NIPOTE UNO

Una parte delle festività natalizie edizione 2012-2013, MR l'ha trascorsa con mamma V, papà E, e nipote uno. Dopo pranzi e cene luculliani, rigorosamente ciociari - imposti da V e bene accolti da MR -, alternati a decine e decine di Km a piedi, per digerire, smaltire, e metabolizzare colesterolo, e trigliceridi abbarbicatisi all'anima - dettame di E; dopo i servizi fotografici a MR, a Tremor e a Gea - inflitti senza tregua da nipote uno; tutti e quattro, alla sera, crollavano, chi steso, chi riverso, chi accasciato, chi secco, tutti cadaveri, ognuno sul proprio giaciglio. Non li ha tenuti svegli neanche la trepidante attesa per il nuovo anno, neppure l'euforia del conto alla rovescia prima della mezzanotte. Steso il consuntivo dell'anno che stava per andarsene, durante il cenone, le iperboliche celebrazioni, per i quattro dell'Ave Maria missione "per carità non arrivate alla mezzanotte per stappare quello spumante!", i resistenti golden four, si possono così illustrare: mamma V e papà E hanno scelto di incollarsi davanti alla tv indecisi tra due film: "Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere" e "Una notte da leoni". Caduta, inevitabilmente, la scelta sul secondo, non sono arrivati neanche alla fine del primo tempo, per sopraggiunta catalessi. MR e nipote uno hanno, invece, interagito via chat con una certa Saomi-Marisa (il secondo nome è quello che risulta dai suoi account, e cioè quello della nonna) - amica di nipote uno - che ha continuato senza sosta ad aggirarsi nel web, all'inseguimento di questo, su skype, messenger, facebook, twitter, e posta elettronica, tutti i giorni, per quattro giorni, prima e dopo i pasti luculliani ciociari imposti da V,  durante le maratone dettate da E, piombando anche dentro i servizi fotografici, e prima che tutti collassassero causa sonno. Saomi-Marisa frequenta la quinta elementare, è estremamente comunicativa, scrive come una studentessa universitaria tanto da suscitare l'invidia di MR. Fra le due è nata fin da subito una incoercibile competizione, ed una irrefrenabile antipatia.
"Ma quella nelle foto sarebbe tua zia?" indagava Saomi-Marisa con sufficienza.
"Sì, è un po' matta, ma ci divertiamo molto!" spiegava orgoglioso nipote uno.
"Be', effettivamente, guardandola bene non mi sembra tanto normale. Comunque, è ancora lontana dai miei livelli di pazzia!" articolava, con competitiva coscienza, la persecutrice indefessa.
"Scrivile che la zia matta dice che si vede lontano un miglio che ti sta corteggiando!" suggeriva MR, a nipote uno, in piena arcigna fase involutiva.
"Di' a tua zia che non sa di cosa parla. Io sono disperatamente innamorata di un'altra persona! E lei,  ora, credo abbia raggiunto i miei livelli di pazzia!" argomentava con uso corretto di congiuntivi, disinvolta punteggiatura, e con snelli ed essenziali elementi discorsivi, la scrivente rampante.
"Chiedile quale è la sua materia preferita a scuola. Sarà sicuramente l'italiano. E anche se non vede l'ora di tornarci dopo le vacanze, e chiedile pure come si descriverebbe!" ordinava perentoria MR a nipote uno che cominciava a scambiare la chat, ormai dirottata sulle due antagoniste, per un divertente e sbellicante match tra due streghe.
"Alla domanda numero uno ti rispondo la matematica, alla numero due no, non ho voglia di tornare a scuola, e di me posso dirti che sono solare, divertente, burlona e pazzerella." rilanciava con audacia e sicurezza quella che MR stava per definire una sgualdrinella impertinente.
"Chiedile perché scrive come una scrittrice, chiediglielo, forza!" ordinava, ormai fuori di sé MR al più divertito nipote uno della terra.
"Ti ringrazio! Ma io non credo sia proprio così. Tuttavia, la mia maestra  pensa che io sia un angelo, perché quando non mi vede faccio ciò che voglio mentre quando volge lo sguardo verso di me, mi sorprende sempre attenta e a scrivere!" replicava con soave orgoglio il sedicente angelo.
"Basta, spegni quel telefono, dalle la buonanotte. Tanto sono sicura che c'è qualcuno che scrive al suo posto, non è lei, non può essere lei.. frequenta solo la quinta elementare... è la nonna!" sbottava velenosa e maligna MR.
Fra baldanzose e forbite chat, con dispiegamenti di sintassi corrette ed efficaci, periodi, frasi, proposizioni organizzate in ardimentose espressioni linguistiche da parte di Saomi-Marisa, anche l'ultimo giorno dell'anno, MR e nipote uno, come V ed E, sono precipitati esausti in un sonno prematuro e ristoratore. Durante i fuochi di mezzanotte, MR si è svegliata ed ha pensato che Saomi-Marisa probabilmente è un mezzo genietto.