giovedì 28 marzo 2013

PER QUANTO POSSIBILE, BUONA PASQUA!

Ieri sera, in ascensore, al rientro dal lavoro.
"Salve D, come va?"
"Ciao MR, bene, grazie!"
"Brrrrrr, che freddo fa. Siamo a Pasqua ma sembra Natale... "
"Sì, ma pare che per le feste non pioverà!"
"Wow, benone!"
"Hai progetti per questa Pasqua?"
"No, niente di che. Verranno a trovarmi i miei genitori."
"Fantastico! ... ... No?!!??"
"Ehm?!!? Sì, sì, certo che sì!"
V ed E, genitori di MR, come lo scorso anno, verranno a trovare la propria figlia. Proprio come lo scorso anno, quando questa aveva progettato una Pasqua nel pieno rispetto della propria pigrizia, pensando di  svegliarsi al mattino molto tardi, di fare colazione, di guardare fuori per essere incentivata dal tempo incerto (così prevedette allora il meteo) a tornare più certa che mai a dormire, di improvvisare pranzo e cena, magari sostituendoli con pasti tipo uovo di cioccolata o colomba, di essere fuori dalla portata di folle e calche turistiche che invadono Firenze e nelle quali loro, V ed E, si sentono come se fossero al centro del mondo, di evitare sostanzialmente cambi repentini di ritmi, stravolgimenti delle coordinate della propria quotidianità, cambiamenti del proprio percorso.
E invece, ancor più quest'anno, V ed E, che ritengono non stia bene lasciare MR in balia di se stessa e delle incognite psicologiche che - causa crisi professionale -  in queste ultime settimane la perseguitano, con ambizioni da irriducibili chaperon la accompagneranno vigili per dare un senso più alto alla sua Pasqua.
V, con energia volitiva e brillante dinamismo, amministrerà con pugno di ferro pranzi e cene luculliani, previ vettovagliamenti; sarà impossibile da tenere a freno nelle sue belle e imprevedibili pensate, tipo rigorosa organizzazione di uscite, passeggiate nei parchi, pomeriggi da trascorrere all'Ikea - sottoponendosi a resse disumane e a giri sfibranti per trovare un parcheggio - e nei mercatini rionali, visite dei borghi toscani, delle Badie e delle Certose.
E, buono e mite, più paziente di Giobbe, avallerà solerte e puntuale tutte le iniziative di V; sarà impossibile da tenere a freno nel suo incessante camminare, impervio podista dai lusinghieri tempi di percorrenza, con qualsiasi fenomeno climatico e variazione atmosferica, ovunque e sempre, in Toscana e a Pasqua.
MR, ormai non più abituata all'iperbolico puzzle genitoriale, affronterà i giorni in questione con buona volontà, condiscendente accettazione, facendo come se nulla fosse, e con grande fiducia nelle proprie risorse fisiche e mentali.
V ed E concentreranno il tutto in soli tre giorni, perché lo struggimento per il paese lontano, e il forte richiamo della patria avranno la meglio sul sapore agrodolce dell'esilio, seppur verso la figlia. Perché V sarà sopraffatta dalla bruciante nostalgia per i nipotini ed E, improvvisamente privo del bagliore nello sguardo che gli suscitano boschi, sorgenti d'acqua, sapori genuini, mura ciclopiche della terra ciociara, non potrebbe mai rinunciare alla sagra della frittella.
Un mattino si sveglieranno e, gettando ansiosi un'occhiata all'orologio, decreteranno:
"MR, è stato bellissimo, ti vogliamo bene, arrivederci e grazie!"
Questa, attiverà la metabolizzazione della mappazza ipercalorica e, spossata, infilerà il letto.
Buona Pasqua a voi tutti!

sabato 23 marzo 2013

REAZIONI

Le situazioni molto critiche e difficili possono causare reazioni isteriche, ansiose, depressive, incoerenti, malinconiche, maniacali, ridanciane. Possono essere partorite singolarmente oppure manifestarsi in una catena agghiacciante che decide di comprenderle tutte.
MR, che, inutile nasconderlo, è nel pantano di una fase nerissima, a causa dell'agonia in cui versa il suo lavoro, sta passando attraverso ognuna di loro.
Succede che ci piomba dentro senza neanche accorgersene. Balza come un canguro da uno stato d'animo all'altro. Spera in qualche sprazzo di sereno e di serenità.
Si affligge malinconica; si esalta con incoerenza maniacale; inciampa istericamente in attacchi di ansia depressiva; si aspetta da un momento all'altro - vista anche la rinnovata e carismatica spinta pontificia - di ritrovarsi  a recitare i salmi, le preghiere del mattino, della sera, dei fedeli, allo Spirito Santo; ride.
Sì, ride.
L'essere umano dispone di risorse infinite, nascoste e salvifiche; ha grande spirito di adattabilità; non ha in sé limiti se non quelli in cui vuole credere; riesce a ridere, salvo propositi suicidari.
Pertanto, e dato che che per pagare e per morire - anche suicidi - c'è sempre tempo, MR, fra l'altro, ride. Poi entra in questo blob, lo tartassa un po' e, per qualche momento, si rinfranca.
Stamattina si rinfranca riportando qualche stralcio di interlocuzione fra e di MR, amici-colleghi ed altro  negli ultimi giorni:  
"Verdi ha dovuto tagliare una parte dell'atto finale del Don Carlos edizione modenese perché l'ultimo treno partiva a mezzanotte!"
"C'è una cosa che proprio non riesco a spiegarmi... ci ho pensato molto, l'ho analizzata attentamente ma non c'è verso di capire come fate voi, artisti del coro, a parlare mentre ancora state cantando... e ad essere addirittura già a metà del discorso... "
"Ho come la sensazione di aver perso tanti, troppi treni..."
"Io sono uscito proprio dalla stazione!"
"Non troverai mai un uomo se te ne stai a casa ad accarezzare Thermos e Gea!"
"Tremor, si chiama Tremor!"
"Sì, vabbe', insomma, se te ne stai a casa ad accarezzare i gatti!"
"Avete presente quei film che sembrano accattivanti la cui trama ti avvince e ti mettono addosso tante aspettative specie per il finale e che invece finiscono senza una conclusione e tu rimani come un imbecille davanti al soufflé che si sgonfia inesorabilmente? Be', ne ho visto uno oggi, Oniegin."
"Avresti fatto meglio a leggere il poema Eugenio Oniegin di Puskin o ascoltare la meravigliosa opera omonima di Tchaikovski!"
"Il solito saccente... "
"E allora continua a guardare quei troiai!"
"Oggi è venerdì ma a me sembra sabato!"
"A me, invece, sembra giovedì!"
"Pronto!?"
"Non stavi dormendo, vero? Sono le 16.15, a quest'ora neanche gli anziani vanno a dormire!"
"Sì, stavo dormendo... vado a dormire con le galline!"
"Le galline in questo periodo vanno a dormire alle 18.00!"
"Io ho un forte e spiccato intuito! Devo rispettarlo, mi devo fidare di lui! Si può dubitare di tutto, della veridicità di un assioma geometrico, della validità di un postulato matematico, ma non del mio intuito!"
"A me non sembra, ma contenta tu!"
Ora MR, che da un momento all'altro se lo aspettava, va ad offrire la sua novena della supplica mattutina alla Madonna; se le rimane un po' di tempo, anche le Orazioni di Santa Brigida a Gesù.

mercoledì 20 marzo 2013

UN PO' DI TUTTO

Nei dieci giorni che ha richiesto il passaggio dal vecchio gestore telefonico furbone, che per quattro mesi ha giocato a fare lo stronzo con MR, al nuovo, che le sta regalando da qualche ora l'uso massiccio, prolungato e gaudente della reimmersione e navigazione in rete, è successo un po' di tutto.
Dall'irrilevante all'inquietante, passando per l'imbarazzante.
Fra le cose irrilevanti, MR segnala l'ennesima affabile conoscenza con una persona di etnia rumena. Una operatrice telefonica che ha chiamato allarmata quando la fase di transizione ha cominciato a lanciare i primi segnali. "Buonasera, sono G e le sto rispondendo dalla Romania. Come posso aiutarla?", ha esordito scoppiettante. "Buonasera, sono MR... avrei bisogno di chiederle inform... da dove sta rispondendo???" "Dalla sede ... di Bucarest. Tranquilla, non ha sbagliato numero, mi dica pure." Gentile ed efficiente, in un impeccabile italiano, ha spiegato ciò che c'era da spiegare ad una MR attonita che ha ringraziato - "Bine, va multumesc foarte mult! La revedere." - naturalmente in lingua rumena, forte degli insegnamenti dei rumeni che si sono affacciati nella sua vita: il corteggiatore benzinaio, l'ex fidanzato M; e che si affacciano ancora: O la rumena.
Fra le cose inquietanti, una ha mandato MR in coma catatonico. L'imperativa urgenza, da parte del Commissario Straordinario della Fondazione Lirico-Sinfonica per cui lavora, di tagliare, con violente sforbiciate, stipendi ed eccessi, laddove il vocabolo eccessi si estende verso assurdi perché, inspiegabili percome, oscure direzioni. Quindi, ennesimi sforzi e sacrifici; in caso contrario,  plausibilmente, e mai come ora, con quel  doman di cui non v'è certezza, liquidazione finale. Di un Teatro Prestigioso, di lavoratori che ne hanno glorificato la tradizione, che ne onorano il presente, e che desiderano difenderne il futuro.
Fra le cose imbarazzanti, la conseguente chiusura di MR in se stessa e con se stessa, di forte carattere claustrale, senza neanche l'ottimale supporto del vortice internettiano; e le mille domande senza risposta, la condivisione un po' nevrotica e un po' no, a tratti isterica, assolutamente calorosa, con compagni-colleghi di sventura; nell'incredulità ribelle, nella ribellione dignitosa, nello sgomento generale. In questi dieci giorni è successo un po' di tutto. E' stato eletto finanche un Papa.  

lunedì 18 marzo 2013

ADSL NUOVA DI ZECCA

Tutto è iniziato circa quattro mesi fa. Quando MR è rimasta per molti, troppi, tre giorni senza adsl. Vittima di violente crisi di astinenza - perché la dipendenza da internet è peggio di qualsiasi vassallaggio, è più pervicace dell'assuefazione all'alcool, è più accanita della sottomissione al sesso sfrenato e bollente, è più tenace del vincolo con le droghe -, telefonò decine di volte al gestore telefonico. In preda allo smarrimento di se stessa - poiché subire il giogo della rete è più forte dei legami sentimentali, dei videogiochi, e dei pettegolezzi, è più potente della nutella, dello shopping, del parrucchiere, e dell'amore per i gatti -, costrinse, con protervia, i vari operatori, con i quali in quei giorni si intratteneva al telefono per la maggior parte del suo tempo, a sollecitare la riparazione della linea. Ostinata come un inesorabile martello - perché l'assoggettamento al web è invincibile, irrefrenabile, affascinante, inarrestabile, e convulso -, pretese spiegazioni "qui e subito" da alcuni dei tecnici con i quali socializzava senza sosta in quei giorni. Le scuole di pensiero della telecomunicazione in questione decretarono le più svariate e fantasiose possibilità: il modem non supportava i venti mega offerti in omaggio a MR per promozione, non supportava la navigazione durante il giorno ma solo nelle ore più cupe della notte, non supportava il cattivo tempo, non supportava se stesso; dopo una Caporetto di ventitré disconnessioni in una mattinata in cui MR entrò ed uscì dal raccapricciante tunnel dell'astinenza da internet come un folle flusso di corrente alternata, fissando scettica le spie del modem che se un momento prima erano immobili come colpite da paralisi, l'attimo seguente erano tutte lampeggiamenti multicolori e scintillii, questo morì. Il defunto modem-chincaglia, fu sostituito da un aggeggino, regalo prezioso di G, della configurazione del quale il gestore telefonico si appropriò indebitamente e fantomaticamente. L'ammollamento di 30 punto zero zero euro sull'ultima bolletta telefonica, per assistenza tecnica (e fantomatica) hardware/software è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, la scintilla che ha fatto scoppiare l'incendio, insomma, il casus belli.
Dopo aver urlato per l'ennesima volta dentro la cornetta contro l'ennesimo operatore, MR ha chiuso con chi per troppo tempo non aveva voluto ascoltarla, con le diverse scuole di pensiero, con gli operatori ciarlieri, con chi le consigliava di navigare durante la notte, congedandosi con un sonoro e turbolento addio, ed ha chiamato un altro gestore telefonico. Richiesta della nuova adsl, firma del contratto, e attivazione hanno assorbito una decina di giorni. Dieci giorni in cui MR affranta e persa si è aggrappata alla navigazione a vista con il suo cellulare chiama, ricevi, messaggia e fuggi; dieci giorni in cui rapace ma incapace è stata tentata di chiedere sfacciatamente ad O la rumena la password del proprio router in cambio di qualche ora di intimità con la leonessa Gea; dieci giorni di disintossicazione forzata e decisamente fallita. Da questa mattina MR ha di nuovo l'adsl; da questa mattina MR è di nuovo una tossica a pieno regime.

lunedì 11 marzo 2013

DUE ANNI FA

Ha cominciato prepotentemente a farsi strada nella sua mente ieri sera. E' stato l'ultimo pensiero prima che MR si addormentasse e il primo stamattina quando ha riaperto gli occhi. Avrebbe voluto postarlo ma è tornata sui propri passi. Poi si è detta che, in genere, immobilizzare i ricordi dentro la memoria è una trappola, che lasciarli correre è liberatorio, e che metterli per iscritto disincaglia da paure e dolori.
Questo è il ricordo di un viaggio, di un'esperienza, di un disastro.
Due anni fa MR si svegliò, di un risveglio brutale, dal letargo, nel quale cade durante l'inverno, a Tokyo. In quella speciale occasione, avrebbe voluto tornare a voi lasciandosi accarezzare dalla dolce brezza sotto i ciliegi in fiore nel parco di Ueno; si vedeva, già prima di partire, uscire dal buio invernale, gioiosa fra le immense folle di occhi a mandorla per le strade di Shibuya e Shinjuku; era certa sarebbe uscita dal lungo sonno, libera e leggera, alle panoramiche e vertiginose viste sul Mori Tower a Roppongi Hills. E invece dovette scendere a compromessi con un grandioso ed impietoso jet lag, che aveva decretato per MR il passaggio diretto dal letargo italiano all'insonnia giapponese senza troppe storie. Il risveglio forzoso da fuso orario portò MR a drogarsi indegnamente con il Depas e l' Armonia Retard melatonina, che sconfiggendo l'insonnia, la riadagiarono in un disordinato e pesante dormire. Prede della sonnolenza indotta e bersagli di episodi narcolettici sempre più frequenti e vistosi, corpo e mente di MR si abbandonarono comodamente in una indistinta con-fusione di fusi orari. Le 10.00 del mattino le sembravano le 2.00 di notte; alle 23.00 era insonne e alle 12.00 ronfava come un ippopotamo; alle 4.00 antelucane chattava con l'Italia serale emanando un senso di stordimento. Ma MR non si lasciò affliggere dai disordini del proprio bioritmo, non si lasciò sconvolgere dal ciclo sonno-veglia ormai compromesso. Era nel paese del sushi, del sashimi, della tempura, dello shabu shabu; era nel paese della creatività, della fantasia più sfrenata, dell'organizzazione perfettissima, delle adolescenti vestite da Lolite colorate, dei viaggiatori in metro dormienti (di cui si scoprì grande estimatrice); era nel paese dei wc intelligenti con ciambella riscaldata e bidet incorporato, delle candide mascherine indossate dai giapponesi raffreddati e allergopatici, per proteggere se stessi e gli altri da virus e batteri, e per non respirare i pollini dei ciliegi; era nel paese dei manga, che sanno essere anche erotici e perversi, di Naruto, dei pachinko, dell'elettronica, della tecnologia e dei telefonini multicolori con pupazzetti annessi. MR pensava che in quel paese si sentiva bene, come si era sentita bene le due volte precedenti in cui ci era stata. Era elettrizzata all'idea che i giapponesi altro non aspettavano che ascoltare un po' di opera italiana eseguita da italiani. Sorrideva felice per questo, distesa sul suo letto ad ore improbabili. Una mattina le sembrò quasi di cadere da quel letto, ma non fu per l'intontimento da jet lag. Fu grazie ad una scossa di terremoto, pane quotidiano per i giapponesi, di magnitudo 5. MR emerse dalle lenzuola in mutande e scappò sul corridoio a chiedere aiuto. Urlò addosso alle signorine delle pulizie  che la guardarono sconcertate. I loro occhi parlavano da soli: (Ma chi è questa matta?Ah, sì, il gruppo dall'Italia... poverina, crede che le nostre costruzioni siano uguali alle capanne italiane.) Le loro bocche pronunciavano frasi che all'orecchio di MR parevano sconnesse: "When we came to clean the room?" ("A che ora possiamo venire per la pulizia della sua stanza - immonda che non possiamo mai rassettare perché lei dorme - ?")
MR, sospettando di aver forse esagerato, rientrò in sé, scusandosi e guadagnandosi una serie infinita di inchini, oggi non sa ancora bene se per la sua performance, se per essersi vergognata, o se per aver promesso di lasciar pulire la stanza.
Qualche giorno dopo, MR fu costretta ad aumentare le dosi di droghe, facendone un uso smodato in una sorta di cerimoniali anti stress e pro sonno, a causa di una scossa di terremoto che nulla aveva della precedente. Di magnitudo 8.9, sorprese MR e molti dei suoi colleghi nel seminterrato del teatro Bunka Kaikan, dove si stavano svolgendo le prove dell'opera La forza del destino di Giuseppe Verdi.
Una energia oscura e superiore spazzò via in un istante, insieme a tutto il resto, entusiasmo, allegria, calma e tranquillità. Tutto si trasformò in paura, tristezza, e affanno. Si toccarono con mano e si guardarono da vicino coraggio e fiducia, scoramento e sfiducia, comprensione e condivisione. Per infinite ore, per molti giorni.  Fino a quello della partenza per rientrare in Italia. MR, alle 4.00 di mattina, si recò alla reception per riconsegnare la chiave-tessera della stanza. Il receptionist giapponese esclamò qualcosa nella sua lingua.
"MR, aaahhh! Auasaaaaaa! Auasaaaaa!" spiegò (più o meno) lui, gesticolando vistosamente e guardandola dritto negli occhi storditi.
" I don't understand!" replicò lei sulla difensiva. 
"Finished, finished, finished!" la salutò lui, nel tentativo di tranquillizzarla, inchinandosi rispettosamente con un enorme carico emotivo dentro. Ricambiando gli inchini, MR uscì dall'albergo stralunata e fuori dal mondo.
Questo è il ricordo di una disavventura, e di una dura lezione di vita impartita da uno straordinario popolo che ha saputo reagire alla tragicità di un evento con dignità, orgoglio, forza e incredibile volontà, e con il quale sta ancora lottando. 

sabato 9 marzo 2013

MF

"Da qualche mese MR ha ripreso, diciamo così, a bloggare grazie a MF.
MF e MR si sono conosciute qualche anno fa proprio tramite i loro blog. 
Quest'estate MR è stata inghiottita da un avvilente gorgo, che fortunatamente l'ha risputata fuori prima di quanto lei potesse immaginare.
Quello sgradevole frangente ha creato delle piacevoli e appaganti opportunità, tra le altre una conoscenza più approfondita con MF.
Per ora solo tramite telefono, dove hanno trascorso e trascorrono svariate ore, parlando compulsivamente di sé, avide di informazioni su loro stesse, bramose di immettersi l'una sul binario dell'altra vicendevolmente.
MF ha la voce squillante, la dialettica di una politologa, i neuroni che vanno a trecento. E' di una simpatia dissacrante, pronuncia parole come merda e cazzo riuscendo a non risultare volgare (cosa che MR le invidia tantissimo, perché quando ci vuole, ci vuole, dire parolacce può pagare, e se se ne esce puliti, nella vita, aiuta sempre), adora i gatti smisuratamente, legge Shakespeare e non solo, ama le serie televisive poliziesche, imita divinamente ed impeccabilmente l'inflessione dialettale di MR."
Questo, ed altro scriveva  qualche mese fa MR sull'amica MF. Da allora ad oggi gli orizzonti di questa conoscenza si sono allargati, ed anche se le due amiche di blog, di Fb, di telefono, non si sono ancora incontrate di persona, l'occasione che le ha messe sulla stessa strada, da bella è diventata grandiosa; l'opportunità che le ha avvicinate, da timida è diventata smagliante; le circostanze che le hanno viste condividere desolazione umana, sotto forma di straripante e liberatoria ironia, e piccole, spesso piccolissime, e più rare gioie, troppe volte ferme, impigliate, nelle secche della difficoltà quotidiana di vivere, da appropriate sono diventate arricchenti.
MF è, oltretutto, il motore che alimenta la tentazione scrittoria di MR; è la spinta che le permette di regalarsi la velleitaria passione di buttar giù righe e righe di parole e - da quando i rapporti fra loro si sono intensificati - di parolacce; è l'audace impulso a nobilitare l'uso della sintassi e della grammatica. 
"Ho letto i tuoi ultimi due post..."  e seguono, bontà sua, elogi, plauso, e approvazione.
Ma l'elogio, il plauso e l'approvazione più sentiti,  MF li riserva alla MR ciociara a Firenze. Avendo questa conservato, pur non accorgendosene, una certa integrità linguistica, perseverando nel suo accento d'origine, mantenendo pressoché inalterata l'inflessione, e contrapponendosi con forza (senza intenzione) all'elevazione della pronuncia, scatena in MF una straordinaria, impenitente, irrefrenabile, divertita - e divertente - voglia di imitarla.
Qualche giorno fa, dopo una delle loro travolgenti telefonate in cui MR, con invettiva e insoddisfazione laziali,  informava MF di aver cambiato gestore telefonico, e di averne scelto uno più conveniente per se stessa a stravolgere le tariffe di chi da lì in avanti la chiamerà, compresa MF che immediatamente provvedeva a fornire una soluzione per le telefonate future.
"Questo è l'altro mio numero... Me raccomanno, segnetelo pe' bbbène che ppoi t'o dimentichi!"  scriveva MF via sms a MR per una ennesima imitazione e un'ulteriore condivisione.

mercoledì 6 marzo 2013

TENORI

Su questo blob..., blog (MR ormai sta meditando sull'idea di cambiare il titolo "Oceani Capovolti" in "Blob..., Blog") passano, bontà loro, alcuni colleghi di MR. Sono soprattutto tenori.
Sapete, no, cosa sono i tenori? Quei maschi che cantano, con voce acuta e stentorea, su vette impervie, come faceva Pavarotti; quelli che anche parlando hanno voci che entrano come razzi perforanti dentro i timpani; quelli ai quali Berlusconi restiuirebbe il cervello, perché pare che, per una strana e misteriosa legge naturale, sia stato conservato nella formalina; quelli che se parli con loro mostrano purezza, candore, e incanto; quelli che se cerchi su Google "tenori" ti viene fuori barzellette divertenti; quelli a cui, per capirci, Antonio Albanese fa cantare 'Nto culu.
Stamattina, uno di questi tenori ha chiesto a MR di scirvere un post su di loro.
Inutile negarlo, e stare a raccontarsi storie, i tenori costituiscono una categoria a sé. Sono identici a se stessi, si crogiolano consapevoli  nei loro buchi neri, devono sentirsi ripetere continuamente e compulsivamente le stesse cose perché le capiscano e se le capiscono, guai a cambiare parole, sono spesso felici e protagonisti come bambini, si aprono agli imprevisti della vita con invidiabile serenità, quando non sanno a quale santo votarsi si sfogano facendo acuti. Ma la loro specificità è l'essere irraggiungibili. Un tenore non lo freghi mai: non nella freschezza delle trovate né nella innocenza delle pensate. La loro è una casta, un ordine; si inventeranno presto un albo. Per loro sono state composte le romanze d'opera più belle, ma anche le più sfigate. Un tenore affronterà sempre ruoli di cornuto, di senza palle, di splendido che poi muore sgozzato, suicida, decapitato, incenerito; o che per fare l'eroe, se lo mette sotto sale, e non gli interessano più le varie Violette, Mimì, Carmen, Leonore, Adine, Dalile, salvo, dopo il rincretinimento, uscire dalla nebbia e tornare a strisciare ai piedini di queste spesso pronte a schiacciarli.
Il melodramma è assurdo per antonomasia, ma i tenori fanno la loro bella parte per rendere il tutto un gran bordello dove non si sa più che pesci prendere.
Per fare un esempio di tenore nell'opera, si potrebbe accennare a Federico lo strafigone. Cosa fa costui? "Ora mi innamoro di una certa boh di Arles (cioè questo perde la trebisonda per una che nell'opera neanche appare), e capoccione come un mulo decido di sposarmela. Se poi viene fuori che questa è una stramaiala e scostumata che la dà a un altro, entro in depressione. Male che vada, mi metterò a dormire, perché non vorrei che la depressione si acutizzasse, e perché non si può stare svegli avendo il dolce suo sembiante sempre davanti agli occhi, e dolori da tutte le parti. Ma se non prenderò il pasticcone, so già che non ci riuscirò. Ad ogni modo, come ogni uomo su questa terra, tenore o non tenore, mi consolerò subito con un'altra, meno sventola della sconosciuta, ma comunque me la sposeró. Se nel frattempo dovessi avere notizie di quella tr..., di quel dolce sembiante, che mi sconvolgeranno mi suiciderò, non so ancora se impiccandomi a questa trave sopra la mia testa o se bevendo dell'arsenico." Alla fine sceglie di buttarsi da una torre.


Per fare un esempio di tenore nella vita si potrebbe accennare ai seguenti detti:

Dov'è che risuona la voce di un tenore?
Dove ci dovrebbe essere il cervello.

Come ti accorgi che un tenore è morto?
La bottiglia del vino è ancora piena e il giornaletto a fumetti non è stato aperto.

Qual'è la definizione di un quartetto maschile?
Tre uomini e un tenore.

Quanti tenori occorrono per cambiare una lampadina?
Quattro. Uno cambia la lampadina e gli altri tre a lagnarsi che avrebbero potuto farlo se avessero avuto gli acuti.

Avete sentito di quel tenore che annunciò che nella stagione successiva avrebbe cantato solo tre ruoli-titolo: Otello, Sansone e Forza del Destino? (Storia vera)

Un neuropsichiatra, in cerca di materia prima per le sue ricerche, entra in un negozio di cervelli e si informa sui prezzi. "Abbiamo cervelli di laureati a dieci Euro l'etto - dice il proprietario - e cervelli della NASA a cento Euro l'etto. E proprio oggi sono arrivati dei cervelli freschi di tenore." A quanto?" "Mille Euro l'etto." "Ma andiamo, perché così cari?" "Beh - risponde il proprietario - sono nuovi, mai usati!"

Mirandosi in uno specchio magico, al quale dire solo la verità pena la sparizione, un baritono dice: io ho una voce che si estende per tre ottave! Puufff... e il baritono sparisce; è la volta del soprano che con voce modulante dichiara: io ho una voce da drammatico d'agilità! Puufff... e il soprano sparisce a sua volta; ed infine il tenore che con convinzione afferma: io pens.. Puufff e il tenore sparisce.

Che poi, MR i tenori li adora, e piacerebbe a lei stessa essere un tenore, anzi, sta lavorando sodo per entrare nel club ad honorem (è che ne deve combinare davvero tante!)

martedì 5 marzo 2013

SCOOTER, CHE PASSIONE

Protagonista assoluto degli ultimi dieci giorni della sua vita è stato il suo scooter.
Recuperato da MR  alla depositeria comunale sotto una tormenta di pioggia e neve, all'ora di pranzo di due sabati fa, dopo il lavoro, dopo che era stato rimosso dal parcheggio perché in divieto di sosta, dopo aver urlato riottosa dentro il telefono di M (perché il suo lo aveva dimenticato a casa) verso tre o quattro numeri incolpevoli per averne notizie, dopo una colpevolizzazione aliena dei tre o quattro numeri, dopo essere stata accompagnata in macchina sempre da M (MR ringrazia pubblicamente su questo blob... blog), dopo un ragguardevole e fottutissimo compenso, tagliando alle porte (no, non nel senso che, per la rabbia - che comprenderete -, si è sfogata sfregiando le porte con tagli), una settimana dopo lo ha portato in officina.
Una nuova di zecca, perché tutte le altre, vuoi per logiche naturali,  vuoi per il fenomeno sfiga economica epocale, vuoi per il passaggio avverso di MR, hanno chiuso; ha chiuso il covo di testosterone dove MR si recò lo scorso settembre facendo una strage di ultra settantenni; ha chiuso il negozietto del calabrese che sostituì la ruota posteriore con il ruotino di un cinquantino con il quale MR è andata avanti per mesi senza accorgersi di nulla; ha chiuso la mega struttura che - l'aitante meccanico, armeggiando con pinze, chiavi inglesi, bulloni, si attorcigliava prendendo andamenti sinuosi, svitando e riavvitando con forza maschia (MR turbata presente), e secondo argomentazioni stringenti affermò: "Facciamo tutto un conto... è inutile che ti sto a specificare voce per voce cosa è stato fatto e cosa non è stato fatto!" -, dopo la revisione lo scooter fischiava come un pastore svizzero.

"Buonasera! Vorrei prendere un appuntamento per il tagliando."
"Quando lo ha fatto l'ultimo?"
"A settembre."
"E' stata cambiata la cinghia?"
"Prego?"
"Di cosa ha bisogno questo scooter?"
"Del tagliando!"
"Senta, se io non so cosa è stato fatto e cosa non è stato fatto nell'ultimo anno e mezzo, non saprei dove mettere le mani, a parte un cambio d'olio ed un controllo generale ma superficiale! Ha le vecchie ricevute?"
"Ehm, no... non saprei cosa dirle... "
"Capisco! Me lo porti lunedì mattina!"
"Alle 11.00 e vengo a ritirarlo prima delle 16.00 ché devo andare a fare volontariato, va bene?"
" Vedrò cosa si può fare!"
MR, assalita dal timore di non poter ritirare lo scooter all'ora stabilita si presenta in officina due ore prima, in modo da domare l'ansia.
"Ecco, glielo ho portato prima del previsto, così se c'è qualche disastro da riparare ha tutto il tempo per farlo, può lavorare comodamente, posso andare dalle psicopat.... dalle ragazze, e siamo tutti più felici!"
"Come dice?"
"Ripasso prima delle 16.00!"

Prima delle 16.00.
"Mi dispiace, MR, ma siamo un po' in ritardo..."
"Coosa? Ma glielo ho portato due ore prima. Io ho bisogno del mio scooter, devo andare a fare volontariato dalle psicopat.... dalle ragazze!"
"Mi dispiace, ma non mi è riuscito di completare il lavoro. La faccio accompagnare in macchina dalla segretaria, non si preoccupi!"
Durante il tragitto la segretaria, dando a MR del tu e gomitate come se si conoscessero da sempre, le ha raccontato di traguardi raggiunti, di vittorie e di sconfitte, di desiderii e di speranze. Ha raccontato in buona sostanza che in macchina avrà preso il semaforo verde sei volte in tutta la sua carriera automobilistica, e che in scooter le è andata meglio, ma che lo guida senza parabrezza perché dopo aver beccato da questo una botta sull'osso del naso sarebbe da stupidi usarlo ancora, e oltretutto guidare con la faccia al vento dà sollievo e conforto non solo mentale ma anche alla pelle, al pari di una maschera all'argilla verde per una tonificazione immediata, e che da tre giorni si sente tutta icimurrita, per cui il sole preso in macchina le dà noia, i pedoni non le garbano perché non si spiega cosa abbiano dentro la testa, e che lo scooter è sempre lo scooter.
MR, in quelle poche frasi che è riuscita a profferire, inserendosi maldestramente e a fatica nei discorsi della segretaria, non è stata capace di darle del tu, continuando a biascicare qualcosina qua e là con un sillabante ma tenace lei, ha fatto una sola domanda contro le trentacinque in quattro Km di lei, le risposte alle quali sono sempre state interrotte con disinteresse, la domanda era "Cosa significa incimurrita?", ha approvato associandosi, seppur riuscendoci con il solo cenno della testa che faceva "Sì", al concetto che lo scooter è sempre lo scooter. 

sabato 2 marzo 2013

HAPPENING

Da quando, un paio di settimane fa, la tigre Tremor è stata declassata a mucca da un manipolo di cinici esseri, MR ha applicato una regola serale a spezzare un insostenibile andazzo. Il manipolo di cinici esseri - sedicenti amici di MR (la quale sta meditando di cambiare amici) - hanno decretato a ragione (ma sempre cinici esseri restano) che il grasso eccessivo, e l'inattività della bestia ormai di specie bovina, si è imposto sulle belle forme feline di un tempo rimuovendole. Dunque, per riportare le cose alla normalità, MR ha introdotto un movimentato rito serale. Si tratta di un happening a tre. Il programma prevede discesa dal settimo piano al piano terra in ascensore della mucca, che disapprova con ferocia, e di MR, e risalita a piedi, per smaltimento calorie dell'una e stramazzamento al suolo (ai gradini) dell'altra. Il controllo divertito e curioso dell'assistente - la leonessa Gea - che preferisce scendere e salire, riscendere e risalire all'infinito a zampe, con inspiegabile spirito da cooperante indefessa (ad agevolarla le coltivazioni di marjiuana sulle rampe; spirito spiegato!) costituisce la vera anima dell'happening.
A parte l'infilarsi della mucca, lungo il tragitto di risalita, nell'appartamento di qualche vicino - illudendosi di essere arrivata al settimo piano - che apre la porta per controllare chi schiamuggisce sulle scale; a parte lo sbandamento che questo provoca a MR; a parte l'isteria e lo sconforto di entrambi, e i salti in alto di incoercibile e pazza allegria della leonessa che precedono il rito; a parte il rischio molto elevato che O la rumena si accorga dell'happening e che con volontario protagonismo invada l'intimità del folle terzetto, sentendosene insostituibile parte integrante; a parte la difficoltà di spiegare il concetto di intimità che si consuma su una scala condominiale; tutto procede con regolare ritmo e costante cadenza, con qualche trauma, ma niente di esageratamente preoccupante, e con l'auspicio del ritorno al peso forma della mucca.